Ergastolo per Davide Fontana: questa la richiesta per l’omicidio di Carol Maltesi, insieme all’isolamento diurno per due anni, della procura di Busto Arsizio (Varese). Il pm Carlo Alberto Lafiandra, titolare del fascicolo dell’inchiesta, ha chiesto anche un risarcimento di due milioni di euro per il figlio della vittima, 800mila euro per l’ex partner della vittima e 500mila euro ciascuno per padre e madre della 26enne, uccisa e fatta a pezzi nel gennaio 2022 nella sua casa di Rescaldina, in provincia di Milano.



Secondo la ricostruzione del pm, è stato un femminicidio pianificato a monte dal food blogger 44enne, accusato di omicidio volontario aggravato appunto dalla premeditazione, un delitto dovuto alla gelosia e alla paura di perdere Carol Maltesi. La giovane madre voleva trasferirsi a Verona dal suo bambino, rimasto a vivere con l’ex compagno (questo il movente del delitto). Invece, è stata vittima di una morte crudele, tenuta nascosta per quasi tre scena attraverso una messinscena in cui Davide Fontana si era finto per settimane la vittima, rispondendo al telefono per Carol Maltesi, accampando scuse e viaggi inesistenti pur di rassicurare riguardo la prolungata assenza della donna ad amici e parenti.



OMICIDIO CAROL MALTESI: “DAVIDE FONTANA LUCIDO”

Una finzione organizzata e attuata da una persona che il perito dei giudici Mara Bertini ha definito «lucida e sana di mente». Dunque, il bancario era «capace di intendere e volere». Quindi, ha preparato con cura, in ogni dettaglio, il set a luci rosse di un film hard, ma la scena finale è coincisa purtroppo con l’ultimo atto nella vita di Carol Maltesi, con cui l’assassino aveva avuto una breve relazione. Insieme giravano qualche video per “Only fans” in epoca di pandemia. Quel pomeriggio, dopo aver colpito alla testa la donna con un coltello, la finì con un colpo alla gola e ne fece a pezzi il corpo, conservandolo in un congelatore acquistato su Amazon. Davide Fontana poi lo infilò in alcuni sacchi della spazzatura, lasciandoli in un campo lontano da casa, nelle campagne di Brescia. Il cadavere della 26enne fu trovato dopo 70 giorni. Solo in quel momento si scoprì che per due mesi l’uomo aveva usato il cellulare della donna per fingere che fosse ancora viva. Si tornerà in aula il prossimo 5 giugno.

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