Davide Fontana, accusato dell’omicidio di Carol Maltesi, avrebbe fatto ricorso in Cassazione contro l’ergastolo incassato in appello. Secondo Il Corriere della Sera, la mossa della difesa del 45enne punterebbe ad alleggerire la condanna di secondo grado dopo che nel primo, in Corte d’Assise a Busto Arsizio, era stato condannato a 30 anni di reclusione.



La prima sentenza aveva innescato la reazione delle parti civili, ritenuta troppo lieve rispetto alla brutalità del delitto e alle condotte messe in atto dal presunto assassino dopo aver ucciso e fatto a pezzi la giovane. Le motivazioni di quel verdetto avevano reso ancora più incandescenti le polemiche soprattutto per un passaggio nel quale la vittima sarebbe stata descritta come “disinibita” e l’imputato come un soggetto spinto dall’essersi sentito “usato” e “abbandonato”. La speranza di Fontana sarebbe quella di “demolire” il fine pena mai con un nuovo giudizio di secondo grado che porti a un esito a lui più favorevole.



L’omicidio e il depistaggio

L’omicidio di Carol Maltesi è avvenuto a Rescaldina, in provincia di Milano, nel gennaio 2022. Stando alla ricostruzione a suo carico, Davide Fontana avrebbe poi messo in atto un depistaggio spacciandosi per lei nelle chat con la famiglia, dopo aver gettato i suoi resti in un dirupo a Borno, nel Bresciano. Il corpo della vittima, fatto a pezzi e contenuto in alcuni sacchi della spazzatura, fu scoperto per caso su segnalazione di un passante. Le indagini avrebbero portato a stringere il cerchio intorno al 45enne e alla fine è arrivata la confessione.

Secondo quanto emerso, la morte di Carol Maltesi sarebbe stata atroce. Madre di un bimbo piccolo, aveva deciso di trasferirsi ma ad attenderla, prima di realizzare il suo progetto, c’era una fine agghiacciante. Fontana l’avrebbe massacrata a colpi di martello e l’avrebbe colpita con un fendente al collo, poi avrebbe fatto scempio del corpo per conservarlo in un freezer ordinato apposta online e fingere, prima di disfarsene, che la 26enne fosse ancora viva. Nell’alveo della sua messinscena, avrebbe usato il telefono della vittima per rispondere ai messaggi di parenti e amici rassicurandoli sul fatto di stare bene e di trovarsi all’estero. Un castello diabolico di menzogne che sarebbe crollato con il ritrovamento fortuito dei resti della ragazza.