Aveva dunque avuto ragione la gip Alessandra Vella lo scorso 2 luglio, Carola Rackete non andava arrestata: così ha deciso la Cassazione in merito al ricorso presentato dalla Procura di Agrigento, nella persona del pm Patronaggio. L’ultimo “strascico” del caso Sea Watch avvenuto a fine giugno 2019 si chiude oggi con il ricorso bocciato della Procura in merito alla scarcerazione avvenuta per la “capitana” della nave ong tedesca, quella stessa Carola Rackete che qualche giorno prima aveva forzato un posto di blocco a mare aperto (deciso dall’allora Ministro Salvini e dal Governo Lega-M5s) per fare ingresso nelle acque italiane. La capitana si era giustificata motivando la sua scelta per via delle condizioni a bordo dei migranti salvati giorni prima nel Mediterraneo tra la Libia, Malta e Tunisia: nella notte tra il 28 e il 29 giugno la nave guidata dalla Rackete arrivò a speronare una motovedetta della Guardia di Finanza che le intimava lo stop. All’arrivo a Lampedusa, la capitana venne così arrestata salvo essere scarcerata il 2 luglio successivo per decisione del gip Vella: «Il Dl sicurezza bis non è applicabile alle azioni di salvataggio», aveva così motivato la sua scelta la giudice di Agrigento, in opposto giudizio a quello del procuratore Patronaggio che invece aveva fatto arrestare Carola Rackete. «Non conosciamo ancora le motivazioni ma adesso sappiamo con certezza che avevamo ragione noi: Carola Rackete non andava arrestata», commenta l’avvocato Leonardo Marino, legale della capitana tedesca.



BOCCIATO IL RICORSO DI PATRONAGGIO: “CAROLA NON ANDAVA ARRESTATA”

«Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera. Nessun problema: per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale», lamentò in quelle ore l’allora Ministro degli Interni Salvini dopo la scarcerazione di Carola Rackete. L’accusa di violazione del decreto Sicurezza bis e del codice della navigazione e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina non è stato ritenuto un motivo valido per l’arresto immediato appena entrata su suolo italiano con la sua nave Sea Watch 3: la Cassazione ha così bocciato il ricorso presentato negli scorsi mesi dalla Procura di Agrigento, dando invece ragione alla scarcerazione voluta dal gip Vella. Le motivazioni della Suprema Corte verranno rese note entro 30 giorni e saranno decisive per capire quali siano i punti legislativi che potrebbero, in un futuro magari prossimo, riproporsi in altri casi essendo ancora validi i due Decreti Sicurezza del Governo Conte-1. «Vedremo adesso se la Procura di Agrigento darà seguito a questa pronuncia della Cassazione – incalza ancora l’avvocato di Carola – o se andrà avanti su questa sua tesi, che riteniamo folle. Arrestata perché aveva salvato vite umane»; in conclusione, Marino ribadisce soddisfatto «In quel periodo ricordo una particolare tensione politica e adesso siamo felici per l’esito di questa vicenda. I giudici della Cassazione hanno dato ragione a noi».

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