La foto di Carola Rackete nell’hotspot della Polizia a Lampedusa è un caso. La Questura di Agrigento ha aperto un’inchiesta interna per individuare il responsabile della diffusione dell’immagine della capitana della nave Sea Watch 3 durante le procedure di fotosegnaletica. Diversi siti web e quotidiani infatti l’hanno pubblicata leggermente tagliata, ma la versione originale è finita sul social russo Vkontakte. La Questura non ha negato l’autenticità della foto, invece la polizia non ha fornito alcuna spiegazione. Intanto da un’analisi con un software in grado di scovare eventuali manipolazioni è emerso che non ci sono tracce di “taroccamento”. Quel che è curioso, spiega La Stampa, è che sono stati cancellati i metadati della foto, quelli con cui si può risalire alla macchina e all’ora in cui è stata scattata la foto. Lo conferma anche Stop Fake, secondo cui le foto pubblicate su altri media sono state ritagliate. Nella versione originale si vede invece chiaramente l’operatore di polizia che ha effettuato le operazioni di fotosegnalazione.



CAROLA RACKETE, CHI HA DIFFUSO FOTO SEGNALETICA

A colpire di questa vicenda è il fatto che la foto di Carolina Rackete sia finita alle 21.39 del 29 giugno 2019 su un profilo social in lingua italiana del social network russo VKontakte, mentre un’altra è apparsa su AdnKronos con un taglio più stretto dell’inquadratura, poi rimossa. Il profilo italiano in questione è riconducibile a Giancarmine Bonamassa, che pubblica post contro Pd e migranti, messaggi ultrasovranisti e di sostegno al governo Conte, altri di attacco pesante al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inoltre, come riportato da La Stampa, l’account è collegato ad altri profili italiani con contenuti di estrema destra neonazionalista. Non è chiaro se Giancarmine Bonamassa esista davvero o se sia un’identità fittizia, ma intanto il Pd ha rivolto un’interrogazione parlamentare urgente al ministro degli Interni Matteo Salvini per fare chiarezza su questa vicenda.



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