Tin Pan Alley, alcuni palazzi ottocenteschi situati tra la West 28th Street e la Quinta e la Sesta Avenue nel cosiddetto Flower District di Manhattan. E’ qui, in questi palazzi, che a partire dalla fine del XIX secolo fino agli anni Trenta, si concentrarono tute le case editrici musicali americane. E’ quando i primi fonografi, le radio e i film prendono il sopravvento che gli spartiti musicali qui prodotti perdono la loro importanza. Ma la storia non finisce qui. Poco distante, vicino a Times Square, nel 1931 viene costruito un nuovo palazzo che prenderà il nome di Brill Building. Qui si trasferiscono in massa tutti gli autori musicali che hanno perso il loro lavoro, ma intanto i tempi sono cambiati. Siamo negli anni 50 e una nuova generazione e nuovi stili musicali stanno bussando alle porte. Il Brill Building fino ai primi anni 60, fino all’arrivo dei Beatles, diventa il cuore della industria musicale americana: è qui che si radunano i più  giovani nuovi talenti a comporre le canzoni della loro generazione. La lista è immensa: Burt Bacharach, Bobby Darin, Neil Diamond, Jerry Leiber e Mike Stoller, Johnny Mercer, Fred Neil, Laura Nyro, Neil Sedaka, Doc Pomus. Quasi tutti diventeranno a loro volta interpreti.



Su tutti, una giovane coppia, marito e moglie, Gerry Goffin e Carole King. Sono gli autori di canzoni come Will you love me tomorrow, Up on the roof, The loco-motion, Go away little girl, (You Make Me Feel Like) A Natural Woman, quest’ultima portata al successo addirittura da Aretha Franklin. Se questo brano porta in nuce la caratteristica che renderà la King un astro della musica americana, la sua femminilità, gli altri pezzi sono spensierate canzoni che descrivono, come quelle di Phil Spector, tutta la bellezza della gioventù, quella generazione di baby boomer che ben presto sarà travolta dalla british invasion di Beatles e Stones, dalla canzone “impegnata” di Bob Dylan e soprattutto dalla guerra in Vietnam. Carole aveva già tentato la carriera di interprete, incidendo un 45 giri con il compagno di scuola, un tale Paul Simon, ma si sarebbe dedicata alla composizione una volta sposatasi.



Alla fine del decennio, la coppia d’oro della canzone divorzia e Carole King si trasferisce nella nuova mecca della musica, il Laurel Canyon di Los Angeles, dove stanno muovendo i primi passi personaggi come Joni Mitchell, James Taylor e tanti altri. Dopo un primo disco acerbo passato inosservato, arriva la piena trasfigurazione della cantante-autrice. Accompagnata da un numero sparuto di musicisti (tra cui gli amici Joni Mitchell e James Taylor), in una atmosfera casalinga e intima, Carole King incide Tapestry, destinato a diventare uno dei più grandi successi commerciali della storia della musica e il primo autentico manifesto dell’indipendenza femminile. Non un disco politicamente femminista, ma una serie di canzoni che celebrano e descrivono come nessuno aveva mai fatto la sofferenza, la bellezza, l’intimità di essere donne, in un mondo, quello del rock, decisamente maschilista. Riprende due sue vecchie composizioni, rendendole asciutte e minimali, Will you love me tomorrow e (You Make Me Feel Like) A Natural Woman e soprattutto scrivendo un pezzo che ancora oggi è un classico assoluto della canzone americana, You’ve got a friend, Carl King si impone al mondo.



E’ la canzone che descrive un periodo particolare nella storia delle relazioni: i matrimoni sono finiti, dicono i cantautori di questa generazione, hanno fallito nel loro scopo. Ma io per te ci sarò sempre. Puoi venire da me quando sei giù di morale, puoi venire da me quando, vuoi, io per te ci sarò sempre: hai trovato un’amica/o: “Quando sei giù e nei guai e hai bisogno di amore e cura e niente, niente sta andando bene chiudi gli occhi e pensa a me e presto ci sarò per illuminare anche la tua notte più buia devi solo chiamare il mio nome e ovunque io sia verrò di corsa, per rivederti Inverno, primavera, estate o autunno tutto quello che devi fare è chiamare e io ci sarò, hai trovato un amico”.

Liberazione sessuale, la definiranno gli antropologi e gli studiosi del costume, in realtà un bisogno di affezione e accoglienza che va oltre ogni misura. James Taylor, che canta in quel brano insieme a Joni Mitchell, una sorta di triangolo amoroso, la incide contemporaneamente per il disco che sta preparando: nella sua versione diventerà numero Uno nelle classifiche, ma la versione nuda, spoglia, solo voci e pianoforte, è ancora quella che fa commuovere di più.  Secondo il critico James D. Perone, i temi della canzone includono un’espressione di “un amore universale, fratelli e sorelle, quell’invito di convivenza di un essere umano per un altro, indipendentemente dal sesso.” Il messaggio di amicizia senza confini della canzone e la presenza di un amico quando si è nel bisogno hanno un fascino universale. Un tema senza tempo, perché questa è la condizione umana: il bisogno di un abbraccio.

Il disco tutto afferma la nuova possibilità delle donne di non subire soltanto: It’s too late ne è chiaro manifesto. Benché il testo sia stato scritto da un uomo, Toni Stern, il critico musicale Dave Marsh ha visto il femminismo implicito nel brano perché è la donna che ha lasciato l’uomo. Robert Christgau ha scritto che “se c’è una canzone più vera sulla rottura di una relazione di It’s Too Late, il mondo (o almeno le radio di massa) non è pronto per questo.” Marsh ha descritto la melodia, opera della King, come tipico Tin Pan Alley e l’arrangiamento come un incrocio tra jazz leggero e “artigianato da studio di LA”.  Rolling Stone scrisse che il “canto caldo e serio” della King nella canzone fa emergere la tristezza della canzone stessa.

Una tristezza enfatizzata dalla sua tonalità minore. Un importante elemento emotivo della melodia è che, anziché risolversi sulla tonica alla fine, come fanno la maggior parte delle canzoni, It’s Too Late finisce sulla mediana, che è correlata alla tonica ma lascia un senso di inconcludenza. Ciò contrasta con il testo, il che implica che il cantante ha pienamente accettato la fine della relazione.

Con quella foto in copertina, seduta sul davanzale di una finestra di casa sua con il gatto ai suoi piedi che come la cantante guarda dritto nell’obbiettivo, Tapestry è il ritratto completo di una donna matura, capace di convivere con le sue sofferenze e le sue gioie anche da sola. Una nuova figura di donna è nata in America.

Tapestry rimarrà al numero uno delle classifiche per 15 settimane consecutive, rimanendo in classifica per quasi sei anni e vendendo 25 milioni di copie in tutto il mondo, vincendo quattro premi Grammy. La ragazzina di Tin Pan Alley era diventata donna. E in quella donna, si riconobbero in tantissime, prendendo coscienza di sé.

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