Carolina Crescentini è appena rientrata dal viaggio di nozze in Australia con il neo-marito Francesco Motta. L’attrice sarà la protagonista d’eccezione dell’ultima serata della trentasettesima edizione del Tff diretta da Emanuela Martini. Non una semplice apparizione sul palcoscenico della kermesse, ma una vera lezione d’amore per una città cui è particolarmente legata: “Dopo Roma, l’unico luogo in cui vivrei è Torino. Ci sto proprio bene, è organizzata, ci sono un sacco di attività culturali. Ricordo sempre una serata a teatro, mi aveva colpito vedere, tra il pubblico, un sacco di persone diverse, di tante fasce d’età, che non avevano niente in comune con il mondo della recitazione. Voglio dire che a Roma, quando vai a teatro, vedi solo attori che sono lì per guardare male i loro colleghi in scena”. La Crescentini aggiunge: “Che cos’altro mi piace della città? Ho studiato cinema e quando sono andata per la prima volta al Museo del Cinema mi sono messa a piangere. Nella sala dove sono esposti tutti i prototipi di macchina da presa mi sono tornate in mente le cose che avevo studiato nei libri e che, improvvisamente, erano lì, sotto i miei occhi”.
Carolina Crescentini, l’amore per Roma e Torino
Carolina Crescentini è una romana doc innamorata di Torino: “Roma è la città più bella del mondo, ma è trattata come uno straccio. Sono appena rientrata dall’Australia, non le dico l’impressione che mi ha fatto. Il problema di Roma non è solo in una burocrazia che si disinteressa della situazione della città, ma anche nella maleducazione della gente che ci vive e di quelli che ci vengono anche solo di passaggio. È una cosa dolorosissima”. Cosa si può fare per migliore la condizione della Capitale? “Io conduco la mia personale battaglia. A Trastevere hanno organizzato dei secchi per raccogliere l’immondizia, in determinati orari vengono a svuotarli. Il problema è che, prima di quegli orari, arrivano i gabbiani che squarciano i sacchetti con il becco e quindi è tutto inutile. Così ho preso l’abitudine, di notte, di uscite con i miei sacchetti del vetro e della plastica, e di andare a cercare i contenitori dei ristoranti per metterli lì, dove almeno la spazzatura è protetta”.