È morta ricorrendo al suicidio assistito l’amazzone Caroline March. Visto che l’eutanasia è illegale nel Regno Unito, l’atleta ha scelto di morire all’estero. Era stata lei stessa ad annunciare la sua decisione, pubblicando domenica una lunga lettera sui social all’indomani della sua scelta. March, che faceva l’addestratrice di cavalli a Corchester, in Inghilterra, aveva riportato un grave infortunio durante un evento a 4 stelle (la massima categoria è la 5 stelle) a Norfolk, poco meno di due anni fa, ma non si era mai ripresa. Era il 16 aprile 2022 quando l’amazzone inglese cadde da cavallo subendo una lesione spinale che l’aveva lasciata paralizzata dalla vita in giù.
Caroline March, che si definiva testarda e indipendente, aveva spiegato di non poter cambiare la sua situazione, nonostante cinque mesi di ospedale e diverse terapie, tra cui quelle tramite l’uso di cellule staminali in America. Sabato è morta all’età di 31 anni. «È con profonda tristezza che annunciamo la dipartita di Caroline avvenuta sabato, 23 marzo 2024», recita la nota che accompagna il messaggio sulla pagina della campionessa. «Lei desiderava lasciare questo ultimo post sperando che possiate capire a pieno chi fosse lei davvero, e la decisione che ha preso. Per cortesia, leggete il messaggio con mente aperta e siate rispettosi per il bene della sua famiglia e dei suoi amici».
IL MESSAGGIO LASCIATO DA CAROLINE MARCH PRIMA DI MORIRE
«Non so nemmeno da dove iniziare a scrivere questo. Idealmente, non vorrei dire nulla perché le persone che amo sanno, ma naturalmente tutti sentiranno il bisogno di esprimere la propria opinione», inizia così il messaggio scritto da Caroline March prima di procedere col suicidio assistito. L’amazzone paralizzata ha proseguito spiegando di non comprendere «l’ossessione della società per la longevità, e il bisogno di vivere il più a lungo possibile». A proposito della sua decisione, ha chiarito che «il suicidio assistito è qualcosa in cui ho sempre creduto e ho sempre detto che se mi fosse successo qualcosa e se fossi stata costretta in una posizione in cui non avrei potuto avere la qualità di vita che volevo, avrei scelto quella strada». Chiaramente Caroline March non avrebbe mai voluto trovarsi nella posizione di dover prendere una decisione di questo tipo: «Non voglio mentire: non avrei mai immaginato di usufruirne, ma eccoci».
Nel suo messaggio ha anche sottolineato di non volersi piangere addosso e di rispettare chi riesce a costruirsi una vita dopo un problema del genere, precisando però che «nessuno può davvero capire quello che sto vivendo». Caroline March ha raccontato che voleva costruirsi una famiglia, avere dei figli: «So che potenzialmente potrei (niente è mai certo) avere ancora dei figli, e se li avessi sacrificherei la mia felicità per loro, ma non li ho». Pur dichiarandosi consapevole dei progressi della scienza e che una frattura alla schiena in futuro potrà essere curata come una a un braccio, ha ribadito e concluso: «Non è questa l’esistenza che voglio. La vescica e le funzioni intestinali, le funzioni sessuali, l’impossibilità di fare quello che amo… Ho ricevuto tanto amore in questi anni, e vorrei che l’amore potesse ripararmi o rendere tutto sopportabile, ma non può».