La storia vera di Renato Carosone racconta, come nel film, il grande amore dell’artista per la musica, per sua moglie Lita e per il figlio Pino. Quest’ultimo, in realtà, non è figlio naturale di Renato Carosone: infatti sarebbe nato da una precedente relazione di Lita Levidi. Ciononostante Renato Carosone lo ha subito adottato, considerandolo suo figlio a tutti gli effetti. Nel corso della sua carriera, l’artista ha accumulato una cospicua serie di estimatori, ma anche una folta lista di professionisti che a lui devono molto. Come il chitarrista Peter Van Wood, diventato popolare grazie ad una chiamata di Renato Carosone, che con lui ha dato vita al mitico trio Carosone, di cui faceva parte pure Gegè Di Giacomo. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
STORIA VERA DI RENATO CAROSONE, PROTAGONISTA DEL FILM CAROSELLO, CAROSONE
Renato Carosone è sicuramente uno dei più grandi musicisti italiani famosi in tutto il mondo a cui è dedicato il film “Carosello, Carosone” in onda questa sera su Raiuno in cui Eduardo Scarpetta veste i panni dell’indimenticabile artista. Nato a Napoli nel 1920, cresciuto durante gli anni della guerra, seppe unire la musica e la leggerezza per inseguire i suoi sogni. Dopo aver conseguito il diploma presso il Conservatorio di San Pietro a Majella grazie ai sacrifici del padre che, suonatore dilettante di mandolino, di fronte alla sua passione per la musica, lo invogliò a studiare per trasformare quella passione in un lavoro, accettò la proposta di un impresario per andare a suonare in un locale in Africa. Nonostante i rischi dell’epoca, Carosone, dopo la fine di quell’esperienza lavorativa, decise di restare in Africa continuando a suonare ad Asmara dove incontrò la ballerina Lita, una ragazza madre che conquistò il suo cuore e con cui convolò a nozze accettando immediatamente anche Pino, il bambino che Carosone considerò immediatamente suo figlio.
Conclusa l’esperienza lavorativa in Africa, Carosone con la famiglia tornò in Italia e la svolta artistica arriva quando incontra il paroliere Nicola Salerno in arte Nisa. Dalla loro collaborazione, nascono alcuni dei più grandi successi di Carosone che, ancora oggi, sono conosciuti in tutto il mondo come Caravan petrol, Tu vuo’ fa’ l’americano, O sarracino. Il successo è mondiale e Carosone gira il mondo portando la propria musica ovunque. Quando è al culmine della popolarità, però, decide di abbandonare le scene per amore della sua famiglia.
IL RITIRO DALLA SCENE, LA MALATTIA E LA MORTE
Il successo mondiale ottenuto con la musica portava Renato Carosone continuamente in giro per il mondo al punto da non riuscire a dedicarsi alla famiglia come avrebbe voluto. Fu questo insieme alla voglia di essere ricordato sorridente su un palco il motivo che lo spinse ad abbandonare le scene. “Mi sono ‘ritirato’ per scendere dalla ribalta mentre sono ancora vivo, finché la mia faccia non ha ancora incominciato, o m’illudo, ad annoiare. Non si può, credetemi, cantare davanti alle telecamere sapendo che in quel momento qualcuno (un amico, forse) sta spegnendo stizzito il televisore. Non volevo che questo mi accadesse mai […]. Chi si abbarbica al guadagno è finito, non pensa più alla vita né alla famiglia né ad altro che al denaro. È triste. Io voglio essere triste a settant’anni, ma allegro adesso, ecco tutto. Mi riempie di gioia pensare che potrò fare Natale e Pasqua a casa come mi è sempre stato impossibile fino ad oggi”, raccontò al settimanale Oggi. Sergio Bernandini, nell’estate del 1975, lo convinse a tornare sulle scene e Carosone ricominciò a regalare la propria arte al pubblico. Il 22 marzo 1993 Renato fu colpito da aneurisma cerebrale. In seguito ad una delicata operazione, riuscì a riprendersi. Carosone morì nel sonno il 20 maggio 2001 nella sua casa di Roma.