Da alcuni mesi l’inflazione ha rallentato la sua corsa in Italia (+1,3% tendenziale a novembre, ultimo dato disponibile), ma i prezzi dei beni alimentari continuano a far segnare incrementi superiori alla media del paniere (+3,8% tendenziale per quelli non lavorati e +1,9% per quelli lavorati). Incrementi che, come ci spiega Giorgio Santambrogio, Amministratore delegato del Gruppo VéGé, sono destinati a proseguire nei primi mesi del 2025: «Essendo aumentati a livello mondiale i prezzi di alcune materie prime alimentari, come cacao, caffè, riso e materie grasse (burro e crema di latte), già da qualche settimana sono arrivate dall’industria richieste di ritocchi all’insù dei listini di alcuni prodotti come latte, burro, formaggi, cacao, cioccolato, gelati e caffè».
Si tratta di aumenti giustificati?
Tranne che nel caso del caffè, c’è una similitudine nelle richieste di aumenti dei listini intra-categoria. Riteniamo si tratti di aumenti tecnici e, quindi, giustificati, che dobbiamo correttamente accettare.
Di quale entità sono questi aumenti?
Possiamo parlare di una media ponderata intorno al 4-5%. Se metà di questi incrementi possiamo assorbirli riducendo i margini, l’altra metà dovrà essere scaricata sul consumatore finale. Purtroppo il 2025 comincerà con un rialzo, seppur di entità molto ridotta rispetto al passato, dell’inflazione. Detto questo, penso che per i clienti ci sia la possibilità di ridurre di molto questi aumenti dei prezzi.
In che modo?
C’è un aumento della pressione promozionale che fa sì che un consumatore attento possa utilizzare questo strumento per non subire rincari nel carrello della spesa. Noi pensiamo di incrementare le promozioni proprio per dare questa possibilità ai clienti.
Oltre ai prezzi dei beni alimentari sono in crescita anche quelli dell’energia. Avete qualche timore visto che i punti vendita sono piuttosto energivori?
Al momento no, soprattutto grazie ad acquisti di quantitativi di energia elettrica effettuati nei mesi scorsi che consentono di non subire un impatto diretto e immediato. Ovviamente la situazione dei prezzi dell’energia andrà monitorata e non sottovalutata.
Come si è chiuso il vostro 2024?
Bene, sia per un recupero dei volumi di vendita, sia per l’apertura di nuovi punti vendita che sono riusciti a sottrarre clientela alla concorrenza. In alcuni casi si è dovuta sacrificare un po’ di marginalità, ma nel complesso penso che si possa parlare di un anno soddisfacente.
In questi giorni si sta parlando molto della Legge di bilancio, ma probabilmente per voi è stato più importante il ddl concorrenza…
Sì, perché contiene un provvedimento che la distribuzione moderna chiedeva da tempo: l’introduzione di un tetto del 5% sulle commissioni relative ai buoni pasto, visto che c’erano situazioni in cui agli esercenti era richiesto di pagare il 20%. Va fatto un plauso al Governo per questa misura che dà la certezza che per i buoni emessi dal 1° settembre 2025 scatterà questo limite.
Agli esercenti non sembra invece piacere la proposta avanzata da Fratelli d’Italia di introdurre sei giorni di chiusura obbligatoria durante l’anno (Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, 1° maggio e Ferragosto). Lei cosa ne pensa?
Personalmente ritengo che sia corretta la chiusura in almeno quattro giorni dell’anno, oltre al 1° maggio: Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto. Penso sia giusto anche a livello di responsabilità sociale verso i propri collaboratori e le loro famiglie.
Non c’è il rischio che calino le vendite?
Credo di no. Se il cliente sa che in un determinato giorno tutti i punti vendita sul territorio nazionale sono chiusi si attrezzerà per fare gli acquisti necessari il giorno prima. Non penso neanche ne trarrà vantaggi l’online, sia perché anche le insegne tradizionali sono cresciute in questo canale, sia perché nei giorni che sono stati ipotizzati normalmente non vengono effettuate consegne.
C’è qualche provvedimento che ritiene sarebbe utile venisse adottato nel nuovo anno?
Il Governo, a mio avviso, dovrebbe avere più coraggio su sugar e plastic tax, che dovrebbero entrare in vigore rispettivamente il 1° luglio 2025 e il 1° luglio 2026. Finora queste imposte sono state solo rinviate, ma andrebbero abrogate del tutto. Penso, infatti, che non sia attraverso una tassa, che aumenta lievemente il prezzo dei prodotti, che si possano cambiare i comportamenti dei consumatori, rendendoli più attenti alla salute o all’ambiente.
(Lorenzo Torrisi)
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