La Carta Risparmio Spesa si inserisce tra le novità della Legge di Bilancio 2023. La manovra finanziaria approvata lo scorso dicembre porta con sé infatti importanti aiuti per fronteggiare il caro spesa da cui sono state travolte famiglie e imprese. Continua quindi il piano di assistenzialismo iniziato con la lista di bonus a cui aveva dato il via il Governo Conte con l’arrivo della pandemia.
In questi primi mesi dell’anno il Governo Meloni dovrà definire i dettagli delle varie misure a sostegno del reddito, stabilendo i precisi requisiti e l’importo di cui beneficeranno i fortunati. E stesso discorso vale quindi anche per la Carta Risparmio Spesa 2023, di cui si attendono a breve tutti i chiarimenti.
Ad oggi sappiamo solo che per il suo stanziamento sono stati messi in campo 500 milioni di euro, e che si tratterà di una carta acquisti da utilizzare per beni alimentari selezionati, sanitari e forse anche bollette, sulla scia della ‘Social Card’ emessa dall’Inps. Si potrà inoltre godere di sconti presso negozi convenzionati.
Come e quando richiedere la Carta Risparmio Spesa 2023
I dettagli della Carta Risparmio Spesa saranno definiti nelle prossime settimane dal Ministero dell’Agricoltura tramite apposito decreto attuativo, con riferimento ai soggetti beneficiari, al limite di spesa e alle modalità di richiesta. Sarà in ogni caso affidata ai comuni di residenza la gestione della carta stessa, a cui con ogni probabilità andrà inoltrata la domanda ai fini dell’erogazione.
L’utilizzo della carta acquisti sarà rivolta a tutti quei nuclei familiari che versano in una condizione reddituale più disagiata. Proprio per questo motivo requisito essenziale sarà l’indicatore ISEE attuale, fissato alla soglia limite di 15.000 euro, entro cui poter rientrare per poter essere tra i beneficiari. Verranno inotre considerati altri fattori, quali la sussistenza di altri sussidi statali all’interno della famiglia interessata e gli eventuali altri redditi conseguiti.
La Carta Risparmio Spesa permetterà quindi di poter acquistare beni di prima necessità godendo di un’importante agevolazione, andando a sopperire la mancata abolizione dell’IVA su pane e pasta come era stato inizialmente annunciato prima dell’approvazione della Legge Bilancio.