Il professor Nino Cartabellotta, numero uno della Fondazione Gimbe, noto tink tank di Milano, è stato intervistato stamane dal programma di Rai Tre, Agorà. Le prime parole rilasciate sono in merito alle imminenti elezioni amministrative (in programma il 3 e il 4 ottobre prossimi), e ai protocolli anti covid da applicare. “Tutti i protocolli sono definiti dalle direttive dell’Iss, l’istituto superiore di sanità, pubblicati sia nel 2020 che nel 2021 oltre della circolare del ministero della salute di maggio 2020 – le parole di Cartabellotta – si tratta quindi di adesione a protocolli che già ci sono”.



“I protocolli si riferiscono a modalità di accesso – ha proseguito Cartabellotta – e obiettivo è quello di contingentare le persone nei saggi, l’utilizzo mascherine… e su questo viene posta molta attenzione, e poi si parla di aerazione ma non sufficientemente, siamo sempre dell’idea che nei luoghi chiusi bisogna investire su disinfezione e areazione, mi sembra che comunque siamo in linea con lo standard della ricerca, forse l’unico dettaglio che manca è quello sulle matite copiative, e l’unica possibilità è di disinfettarle”.



NINO CARTABELLOTTA: “SULLE DISCOTECHE SI POTREBBE FARE UN AZZARDO”

Nino Cartabellotta ha parlato anche dei tamponi anti covid, spiegando: “L’obiettivo dell’industria è quello di sviluppare test meno invasivi possibile e inoltre il loro limite è la sensibilità visto che è ancora probabile che ci sia un numero alto di falsamente negativi ma l’evoluzione della ricerca ci sta portando a test sempre più affidabili da questo punto di vista”.

In questi giorni il governo sta decidendo se riaprire o meno le discoteche, e a riguardo il professor Cartabellotta ha cercato di fare chiarezza: “Non ne farei una questione ideologica, il governo ha fino ad ora riaperto senza mai chiudere, in questo momento la scelta è di lasciarle chiuse perchè ritenuta ad elevata probabilità di contagio. Le scelte politiche da paese a paese possono cambiare, in Italia c’è una linea molto prudenziale per riaperture graduali ma senza richiudere prima. La politica potrebbe fare un azzardo in tal senso ma evidentemente la scelta è stata quella di non riaprirle per non tornare a richiuderle”.