È polemica per un tweet di Nino Cartabellotta su Matteo Messina Denaro: “La divulgazione pubblica di dettagli su stato di salute, farmaci assunti e altre informazioni sanitarie è violazione della privacy. Anche nei confronti di chi ha compiuto crimini efferati”, ha scritto il presidente della Fondazione GIMBE. E ancora: “Perché il Tg1 deve annunciare che nel covo di è stato trovato Viagra? Addirittura nell’anteprima. Non è un problema di gossip”.
Il riferimento è alla diffusione delle informazioni sanitarie relative alla malattia per cui il boss di Cosa Nostra soffre e per cui si stava curando sotto falsa identità nonché del rinvenimento di alcuni contraccettivi e di pasticche per la disfunzione erettile in una delle abitazioni in cui si nascondeva in provincia di Trapani. Dopo avere espresso brevemente il suo pensiero, il medico ha anche condiviso un articolo del Garante della Privacy in cui si definisce come “ingiustificata” la “pubblicazione integrale di refertio la diffusione di dettagli particolareggiati presenti nelle cartelle cliniche relativi a patologie” e si invitano i media ad avere maggiore riserbo. L’appello, tuttavia, ha scatenato una polemica.
Cartabellotta: “Violazione privacy su Messina Denaro”. Critiche al presidente della Fondazione GIMBE
Nino Cartabellotta, dopo le accuse ai media di violazione della privacy nei confronti di Matteo Messina Denaro, è stato destinatario di numerose critiche su Twitter. In molti, infatti, hanno voluto sottolineare come il medesimo trattamento non sia stato garantito durante il periodo della pandemia di Covid-19, soprattutto quando il Green Pass era obbligatorio per svolgere determinate azioni, come andare al bar o a ristorante. “I miei dati sanitari li potevano controllare il barista, l’impiegata della posta, il capotreno e il portinaio della biblioteca, ma per il resto sono sempre stati segretissimi”, ha ricordato un utente.
Tanti sono stati i commenti di questo genere, soprattutto da parte di coloro che in passato hanno contestato aspramente la scelta del Governo di imporre l’esibizione del certificato verde nella vita quotidiana.