LA LETTERA DELLA MINISTRA CARTABIA A 4 ANNI DALLA TRAGEDIA DEL PONTE MORANDI

«Non ci fermeremo sul processo per la tragedia del Ponte Morandi»: la rassicurazione arriva dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia in una lunga lettera a “La Stampa” in risposta all’appello lanciato dai familiari delle 43 vittime della strage datata 14 agosto 2018. Si teme infatti che il processo appena cominciato nel luglio 2020 possa essere pesantemente rallentato per la forte complessità della materia, il gran numero delle persone potenzialmente coinvolte e con rischi generali di incorrere in “problemi procedurali”. I familiari della vittime, guidati da Egle Possetti, si sono così rivolti alla Ministra Cartabia per ottenere rassicurazioni in merito al completo sviluppo regolare di un processo chiamato a restituire la verità di quanto avvenuto prima e durante il crollo del Ponte sul fiume Polcevera a Genova. «In questi anni a Genova ogni 14 agosto ho respirato il vostro dolore e ho sentito crescere il vostro legittimo e bruciante bisogno di giustizia, non disgiunto dalla preoccupazione che il percorso processuale per l’accertamento dei fatti e delle responsabilità possa incepparsi», scrive nella lettera di risposta ai familiari delle vittime del Morandi la Guardasigilli.



Cartabia poi aggiunge come il processo oggi finalmente iniziato arriva già da un intenso lavoro portato avanti dalla Procura di Genova: «è un processo che si contraddistingue per la sua complessità, oltre che per le altre ragioni che mi avete indicato nella lettera», scrive ancora la Ministra non prima di aggiunge come «I numeri delle parti coinvolte, la specificità del caso, l’altissima doverosa attenzione della comunità e della stampa – italiana e internazionale – oltre alle cautele nel tempo dell’emergenza pandemica, si riflettono inevitabilmente sull’organizzazione del processo». Cartabia dunque promette che il Ministero anche in futuro «continuerà a farsi carico di ogni esigenza, accanto ai responsabili degli uffici giudiziari genovesi».



PROCESSO GENOVA, L’APPELLO DI CARTABIA AL CSM

Per farlo però, sottolinea ancora il Ministro della Giustizia, occorre assicurare il miglior funzionamento dell’intero apparato giuridico legale: «ciò che conta di più sono le persone: magistrati inquirenti e giudicanti, funzionari, cancellieri, operatori della giustizia ciascuno con la sua professionalità», continua Cartabia nella lettera apparsa oggi su “La Stampa” a 4 anni dalla tragedia del Ponte Morandi. Secondo la Guardasigilli, in questi anni di indagini della Procura «tante persone sono arrivate a Genova con i distacchi temporanei di personale amministrativo e poi con le più recenti assunzioni».



Decisiva, secondo Cartabia, è però la copertura dei ruoli dei magistrati: «come sapete, l’assegnazione dei magistrati ai singoli distretti – di cui Genova lamenta la carenza – è in capo al Consiglio superiore della magistratura, ma auspico anche io, come il presidente del Tribunale, Enrico Ravera, che possano essere messi a punto i bandi necessari il prima possibile, prima del rinnovo dell’organo di autogoverno della magistratura». La Ministra Cartabia conferma comunque il “farsi carico” di ogni esigenza per non far fermare il processo sul Ponte di Genova: ancora stamane, nell’intervista all’AGI, Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi metteva in allarma sulle possibili conseguenze dei prossimi mesi, «ci sono tanti ostacoli che dobbiamo affrontare in questo processo, anche perché abbiamo diversi pregressi in Italia dove alcune vicende sembravano chiaramente dover finire in un modo e non è accaduto. Per Viareggio ci sono stati ad esempio tantissimi tentennamenti. Saremo però sempre vigili, attenti e preoccupati fino all’ultimo giorno non perché non abbiamo fiducia nella magistratura, ma perché non ci fidiamo di alcune norme che potrebbero consentire a chi è responsabile di quella tragedia di cavarsela. Noi vogliamo che emerga la verità». Ringrazia la Procura di Genova e lo stesso Ministero, anche se conclude sempre Possetti «Abbiamo anche scritto al ministro della Giustizia e al CSM per la protesta della Camera penale prevista il 12 settembre, giorno in cui riprenderà il processo. Sicuramente saremo vigili».