NEW YORK – Tre minuti di video sono bastati a far saltare la suspense: Joe Biden si è candidato alle primarie democratiche per la sua rielezione alla Casa Bianca. Il video fuga ogni dubbio fin dalle prime immagini e parole: l’assalto a Capitol Hill, le leggi contro il diritto all’aborto, i libri proibiti, Joe Biden si propone come un baluardo – queste le sue parole – contro gli attacchi alla democrazia, come un difensore delle libertà individuali che definiscono l’America.
Ma gli americani sono pronti ad affidargli le redini della prima potenza mondiale per altri quattro anni? Al centro del dibattito non c’è il bilancio dell’attuale amministrazione, ma l’età del presidente. Nel 2024 avrà 82 anni, 86 alla fine del mandato se verrà rieletto. I referti medici dicono che è idoneo alla carica, la maggioranza degli elettori democratici riconosce che il bilancio della sua presidenza è abbastanza positivo, ma all’interno del suo stesso partito l’entusiasmo per la sua candidatura è tutt’altro che unanime. Più della metà degli elettori democratici pensa che non dovrebbe ricandidarsi e per 7 su 10 l’età è il fattore negativo.
Il New York Times ci ha ricordato che durante la sua campagna del 2020, Joe Biden si era dichiarato “un ponte per la prossima generazione”, e ora sembra indiscutibile che questa generazione stia lottando per trovare una voce. Nella corsa per vincere le primarie democratiche, Joe Biden sa già che dovrà affrontare almeno altri due candidati: Robert Kennedy Junior e Marianne Williamson. A 69 anni, l’avvocato Robert Kennedy promette “di riconquistare il Paese”. Il suo passato sulfureo, le sue dipendenze da droghe e la sua posizione apertamente no-vax non lo rendono una minaccia diretta per l’attuale presidente, proprio come Marianne Williamson, autrice di bestsellers e paladina dello sviluppo personale e spirituale, molto nota al grande pubblico ma in nessun modo un candidato forte nella corsa alle primarie.
La missione principale della campagna di Joe Biden sarà quindi quella di far dimenticare la sua età, ma anche di risolvere i problemi con la giustizia che sta affrontando. Le accuse di frode fiscale e di falsa dichiarazione per l’acquisto di un’arma da fuoco rivolte al figlio Hunter Biden e il sospetto di interferenze politiche per risolvere il problema, ma anche i documenti presidenziali conservati in luoghi inappropriati non sono mai elementi di grande aiuto quando si corre per le più alte cariche dello Stato.
Donald Trump, il principale avversario di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca allo stato attuale delle candidature, non ha atteso molto per esprimere la sua opinione. In una dichiarazione ha detto: “Si potrebbero prendere i cinque peggiori presidenti della storia americana e metterli insieme, non hanno fatto i danni che Joe Biden ha fatto alla nostra nazione in pochi anni”.
Tutti i media americani parlano di un nuovo duello Biden-Trump. È una situazione senza precedenti, soprattutto se si considera che nessuno dei due è sostenuto con entusiasmo dal proprio partito. Due non-scelte nell’elezione più importante del mondo per eleggere l’uomo più potente del pianeta in un momento così travagliato, lasciano perplessi.
Lo slogan della campagna di Joe Biden, “Let’s finish the job”, “finiamo il lavoro”, dà il via alla raccolta di fondi e donazioni per finanziare la sua campagna. La campagna del 2020 gli era costata 1,3 miliardi di dollari; il denaro sarà sempre il nocciolo della competizione. Tuttavia, le elezioni sono ancora lontane e un terzo candidato forte potrebbe ribattere le carte sul tavola.
In Florida, per il momento, silenzio radar da parte di Ron DeSantis. La legge della Florida impone al governatore di dimettersi dalla carica se vuole candidarsi alle primarie del suo partito. Secondo quanto riferito, DeSantis lavorerebbe per cambiare questa regola, ma nel frattempo rimane un incrollabile sostenitore del suo mentore, che tra l’altro ricorda ad ogni occasione agli eletti repubblicani che se non sei per lui, sei per forza contro di lui. Questo basta a smorzare qualsiasi velleità di candidatura.
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