NEW YORK – La “Grande Mela” deve la sua reputazione di “città che non dorme mai” alla sua metropolitana che funziona 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Principale mezzo di trasporto pubblico dei newyorkesi, il subway, letteralmente “sotto la strada”, è una vera e propria istituzione. Meno emblematici della città rispetto ai taxi gialli che la attraversano, i 375 chilometri di binari permettono comunque ai 9 milioni di abitanti di una città densa come New York di spostarsi abbastanza facilmente. Inaugurata nel 1904, da allora ha continuato a crescere e, fatto storico, non ha mai smesso di funzionare volontariamente se non nel 2020 durante l’epidemia di coronavirus. Considerata una delle ragioni della velocità con cui il virus si è diffuso in città, la sua densità e l’alto numero di passeggeri, la metropolitana è stata chiusa ogni giorno tra l’1 e le 5 del mattino per consentire alle squadre di manutenzione di disinfettarla. Alcuni numeri fanno capire l’importanza del sistema: la MTA, la Metropolitan Transit Authority che gestisce la metropolitana per la città e lo Stato impiega 75mila persone per un budget di funzionamento che nel 2022 superava i 18 miliardi di dollari. La stazione più frequentata nel 2019 era Times Square e 42nd Street con 63 milioni di passeggeri. Lo stesso anno, circa 2,3 miliardi di persone hanno usato la MTA.



Considerata molto pericolosa negli anni 70 e 80, un periodo in cui la città era tormentata dalla violenza, dalla droga e dall’attività delle gangs – ricordiamo che all’epoca veniva ucciso un autista di taxi quasi ogni giorno –, dagli anni 90 la criminalità è in costante calo e le successive politiche dei sindaci della città per renderla più sicura possibile sembrano aver dato i loro frutti. A ricordo di quegli anni, sui treni si possono ancora incontrare alcuni Guardian Angels, gli “angeli custodi”, membri di un’organizzazione no profit nata nel 1979 per combattere la violenza nella metropolitana e facilmente riconoscibile dai loro berretti rossi.



Questi volontari disarmati che pattugliano in squadra cercano oggi di combattere le inciviltà e gli atti perversi e di aiutare i più vulnerabili, i senzatetto, le donne e gli anziani. La loro missione, per quanto lodevole, non è priva di questioni. Affiggendo manifesti di presunti molestatori sessuali senza alcuna prova concreta e basandosi unicamente sulla denuncia di una persona, praticano una forma di giustizia popolare che sembra pericolosa ma di cui non sembrano percepire i rischi.

La metropolitana di New York rappresenta innegabilmente la città in tutta la sua diversità e complessità. Il giornalista, scrittore e sociologo spagnolo Mateo Sancho Cardiel ha trascorso 24 ore nella metropolitana, incontrando utenti giovani e anziani, lavoratori e studenti, artisti e senzatetto, americani e immigrati che, più o meno visibilmente, sono, secondo le sue stesse parole, “lo specchio della città, il suo volto, la sua anima”. Quello che Cardiel spiega nel suo rapporto è che la pandemia ha cambiato la popolazione che utilizza la metropolitana. Il forte calo delle corse e le nuove abitudini lavorative hanno modificato gli orari di punta, ma soprattutto, per la prima volta nella sua storia, c’è una correlazione tra il livello di reddito e l’uso della metropolitana, secondo i dati raccolti dalla MTA. Solo il 9% dei lavoratori di Manhattan si reca al lavoro 5 giorni su 5, per cui le stazioni centrali, un tempo sovraffollate, non lo sono più, a favore di quelle che servono i quartieri periferici, abitati principalmente da comunità messicane e asiatiche per le quali la metropolitana rimane il mezzo di trasporto preferito. La popolazione anglosassone, che rappresenta ancora il 31,9% degli abitanti di New York, è ormai praticamente invisibile nella metropolitana, secondo il giornalista spagnolo, che scrive che “nella metropolitana di New York la gente non si mescola più come una volta” e che in passato “tutte le classi sociali vivevano insieme”, il che permetteva “un tipo di socializzazione diverso rispetto ad altre grandi città americane come Miami o Los Angeles”.



Il 20 agosto, dopo anni di tariffe bloccate, la tariffa della metropolitana passerà da 2,75 a 2,90 dollari, per aiutare la MTA a far fronte a una crisi finanziaria iniziata prima della pandemia, ma che con il calo delle corse dovuto al Covid si è aggravata notevolmente fino a raggiungere oggi un livello molto critico. Il deficit è infatti stimato in 3 miliardi di dollari entro il 2025 e la MTA sarà costretta ad aumentare ancora la tariffa nel futuro – oltre alle percentuale annunciate – per evitare riduzione di servizi e licenziamenti. I lavoratori a basso reddito che continuano a utilizzare la metropolitana per recarsi al lavoro saranno i primi a subire il peso di questo aumento tariffario, secondo molte associazioni di utenti che denunciano l’aumento e sottolineano che i costi per l’alloggio, il cibo e la sanità continuano ad aumentare, creando una situazione sempre più difficile da gestire per i meno abbienti. Se da un lato la metropolitana di New York sembra cambiare volto, dall’altro la città potrebbe perdere la sua identità di “melting-pot” di popolazioni se diventasse inaccessibile alla maggioranza.

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