Nei mesi scorsi vi avevamo raccontato su queste colonne la vicenda di Rosa, invalida, e del figlio Ivano, malato di Sla, e della loro rincorsa a una casa popolare. I due vivevano all’interno di un’abitazione malsana, in cui albergava la muffa e l’umidità abbondava. Inoltre, l’acqua non era potabile, la luce funzionava a intermittenza e i macchinari per l’assistenza sanitaria di Ivano si spegnevano in continuazione. Come documentato da “Storie Italiane”, la signora Rosa aveva ottenuto nell’agosto 2021 una casa popolare ed era stata convocata presso l’assessorato competente.



Tuttavia, arrivò presto la doccia fredda: la dimora che le era stata riservata, improvvisamente non c’era più, per via di un problema di natura burocratica. A quel punto, come ha rivelato l’inviata di Rai Uno Roberta Spinelli, “ci fu una grande attenzione da parte dell’assessorato competente, che ha ripreso in mano la situazione, ha fatto scorrere le graduatorie come dovevano essere fatte scorrere e Rosa, finalmente, è stata convocata. Il 7 novembre ha scelto la sua nuova casa e finalmente ha la chiave per entrare al suo interno”.



CASA POPOLARE ASSEGNATA A MAMMA ROSA E A IVANO, MALATO DI SLA: “SONO CONTENTA”

Emozionata, in diretta tv mamma Rosa ha asserito: “Dopo tante vicissitudini la casa popolare è arrivata, finalmente ne ho una. Sono contenta!”. Il figlio Ivano, purtroppo, non sta bene: durante l’estate ha avuto un serio problema di salute ed è attualmente ricoverato in ospedale, ma la sorella Debora ha rivelato che, alla notizia dell’assegnazione di una nuova casa per lui e sua mamma, ha mostrato segni di reazione.

Andrea Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative del Comune di Roma, a “Storie Italiane” ha detto: “Mi unisco all’abbraccio alla famiglia e auguro pronta guarigione a Ivano. Questo risultato è stato possibile non solo perché Rosa Cardello era in graduatoria, quindi ha semplicemente avuto accesso a un suo diritto, ma anche perché è stato fatto un gioco di squadra. A Roma ci sono 175mila case comunali, di cui due terzi sono di Ater e un terzo del Comune di Roma, dunque questi disagi possono accadere. Ci sono casi in cui la burocrazia tende a dimenticarsi che si parla di persone e, quando questo accade, gli stimoli esterni della televisione sono fondamentali”.