Anas, ex rapper, è impiegato in un centro culturale in un quartiere popolare di Casablanca dove incontra un gruppo di giovani musicisti. Incoraggiati dal loro nuovo maestro, ragazze e ragazzi cercheranno di liberarsi dal peso delle tradizioni per vivere la loro passione ed esprimersi attraverso la cultura hip hop.
Presentato in concorso al 74° Festival di Cannes, Casablanca Beats rientra nella categoria dei film da non perdere. Un travolgente coming-of-age che usa le barre del rap al posto dei dialoghi, ma non solo. Già apprezzato per pellicole come Much Loved e Razzia, il regista Nabil Ayouch evita i cliché del caso e firma un’opera dalla grande carica politica, con uno sguardo fortemente critico nei confronti della società marocchina.
Casablanca Beats è ambientato a Sidi Moumen, luogo ribattezzato anche come il Bronx di Casablanca e reso famoso nel 2013 da una serie di attentati suicidi che provocarono 33 morti. Dalla politica all’Islam, passando per l’estremismo religioso e il ruolo delle donne nella società musulmana: Ayouch pone l’accento sui temi più scomodi per la società marocchina e lo fa con crudo realismo. I giovani protagonisti si trovano ad utilizzare il potere delle parole e della musica hip hop per affrontare le difficoltà del quotidiano, una realtà ostile al cambiamento.
Parole e musica per dire basta all’immarcescibile sessismo, ai soliti pregiudizi e a retaggi propri di una mentalità medievale. Il regista non è interessato al talento individuale degli studenti o al loro successo personale, ma all’energia dei giovani e alla grande voglia di cambiamento, di voltare pagina. Abile a destreggiarsi nel confine tra realtà e finzione come pochi autori – in alcune sequenze è difficile comprendere la differenza – Ayouch prende posizione con garbo: nessuna invettiva, niente filippiche. Semplicemente, le discussioni sulla politica e sulla società restano irrisolte perché sono questioni irrisolte anche nella vita reale.
Casablanca Beats vanta un ottimo lavoro di scrittura cinematografica, valorizzato da una regia sapiente. La macchina da presa segue da vicino i protagonisti, scruta i loro volti e studia i loro corpi, creando una tensione nervosa che echeggia durante il montaggio. A fare la differenza anche le interpretazioni dei giovani attori, quasi tutti non professionisti. In conclusione, menzione necessaria per il commento sonoro firmato dai White & Spirit: sublime.
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