Domani, Paolo Casarin compirà 80 anni: per l’occasione, il Corriere della Sera ha intervistato l’ex arbitro diventato poi opinionista ed è stata una bella opportunità per parlare di tanti temi. Da quello che da qualche mese è di stretta attualità, ovvero la lotta al Coronavirus e uno stile di vita che per ciascuno di noi è inevitabilmente cambiato anche in maniera radicale, passando per la sua carriera e la decisione di fare l’arbitro (avvenuta quando aveva 18 anni), molti gli argomenti toccati nella chiacchierata. Noi abbiamo selezionato in maniera particolare la parte in cui Casarin ha parlato della Var. Uno strumento che ormai il calcio ha imparato a conoscere, ma del quale deve ancora smussare gli angoli: l’ex arbitro personalmente ha sempre spinto per l’introduzione della tecnologia nel calcio ma, tra protocolli poco chiari e decisioni dubbie, anche con il Video Assistant Referee le polemiche non si sono placate. Anzi: se possibile, sono addirittura aumentate.
PAOLO CASARIN PARLA DELLA VAR
Come la pensa Casarin sull’argomento? Secondo lui la Var deve essere pensata e utilizzata come una sorta di insegnante di sostegno a scuola: “La tecnologia è soprattutto un sostegno umano oltre che tecnico”. Ovvero, si deve evitare il fastidioso balletto su chi sia davvero a dover prendere le decisioni in campo. Casarin è partito dall’assunto per il quale l’arbitro “vuole essere solo” e ha detto che nel continuare a delegare alla Var il direttore di gara lo sarà ancora di più, con il risultato però che le decisioni saranno prese da altri. “Di fronte a un evidente errore che tutti hanno visto crollerà la tua credibilità”. Per poi rafforzare il concetto, e dire che la Var è arrivata nel mondo del calcio “dopo 15 anni di fallimenti arbitrali” e che se l’arbitro la interpreta e la vive senza presunzione, allora è sicuramente uno strumento di grande aiuto. Tuttavia, è anche giusto fermarsi qui con la tecnologia. Perché l’ex arbitro arriva a dire questo, proprio lui che ha sempre spinto per gli aiuti tecnologici?
Il concetto è semplice: secondo Casarin la Var va accettata e perfezionata, ma andrà bene per i prossimi 30 anni. “Fuggiamo da certi progetti, da alcune letture da intelligenze artificiali”. Il robot insomma va bene a patto che venga utilizzato in altri campi e non solo su quelli di calcio. Altri spunti interessanti nell’intervista sono stati quelli riferiti ai calciatori (di Roberto Pruzzo ha detto che “baruffava già prima dell’inizio della partita”, mentre ricorda con piacere un Tarcisio Burgnich che gli diceva “stai tranquillo” nel corso di una gara particolarmente spigolosa) e la necessità di essere poco autoritari sul campo. “E’ una cattiva compagnia, guai se si arbitra seguendo il ‘qui comando io’: non serve a nulla”.