Premessa, seppur scontata, doverosa: le case di riposo italiane stanno vivendo un vero e proprio dramma in tempi di Coronavirus. Sono numerosi gli ospiti che contraggono il Covid-19 e, spesso, vengono uccisi dallo stesso virus, peraltro trasmettendolo nella maggior parte dei casi agli operatori che si prendono cura di loro. La denuncia arriva sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano” da parte del dottor Gianbattista Guerrini, direttore sanitario della Fondazione Brescia solidale: “La gestione centralizzata dei presidi fatta dalla protezione civile, che assegna la priorità agli ospedali, ha conseguenze gravi sulle residenze per anziani. Abbiamo avuto enormi difficoltà a reperire mascherine e siamo ridotti a utilizzare sopra camici monouso visiere confezionate in casa da un gruppo di signore con materiali di fortuna. Come faccio a garantire la sicurezza dei miei ospiti se non sono in grado prima di garantire la sicurezza dei miei operatori?”. Guerrini si dice favorevole all’accoglimento dei pazienti solamente se la struttura è in grado di assicurare loro un’adeguata assistenza e una ragionevole certezza di non contrarre la malattia: garanzie che molte rsa, già interessate dall’epidemia, non possono dare.



IL DRAMMA DELLE CASE DI RIPOSO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: “NON ABBANDONATECI”

Malgrado si sia ripetuto più volte e in più sedi che il Coronavirus colpisce qualsiasi fascia d’età, è altrettanto innegabile che quelli maggiormente a rischio siano i soggetti più fragili, i cui profili coincidono spesso con quelli degli ospiti delle strutture residenziali: persone molto anziane, con gravi limitazioni dell’autonomia personale e un quadro clinico caratterizzato dalla presenza di più patologie e da un’elevata instabilità. A tal proposito, secondo alcune stime, a Brescia la scorsa settimana sarebbero deceduti 20 ospiti delle case di riposo, ma il dottor Gianbattista Guerrini interviene e corregge il tiro: “Mi limito a dire che si tratta di un dato di certo largamente sottostimato, anche perché molto raramente nelle rsa abbiamo potuto avere una diagnosi di certezza, dato che il famoso ‘tampone’ viene effettuato solo a chi accede al pronto soccorso. Noi abbiamo cercato di predisporre nelle nostre rsa delle zone dedicate agli ospiti contagiati o con sintomi sospetti. Ma se dieci giorni fa la situazione poteva considerarsi ‘gestibile”, oggi siamo ben oltre l’emergenza. Alla protezione civile chiedo di non abbandonarci“.

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