La Commissione UE, forte di una votazione che ha dato (complessivamente, ma non totalmente) i frutti sperati, tira dritto con la criticatissima direttiva per efficientare coerentemente con il green deal l’intero parco delle case europee. Una direttiva, appunto, criticata e sulla quale l’Italia ha preferito votare contro, salvo vederla comunque approvata nella speranza che il prossimo Parlamento europeo stralci o riveda integralmente la norma. A poco è servito, infatti, modificare leggermente limiti ed obblighi per le case green, perché anche se con tempi più dilatati la misura continua a rappresentare un salasso economico che peserà (soprattutto) sui cittadini.



L’Italia, come se non bastasse, ha un parco immobiliare che richiederà nella sola primissima fase della direttiva di intervenire su circa 6 milioni di case, al fine di ridurre (sempre inizialmente) del 16% le emissioni entro e non oltre il 2030; puntando poi al 20/22% entro il 2035. La Commissione per ‘rassicurare’ i governi restii alla direttiva, stima che per rendere green le migliaia di case che in tutta Europa inquinano troppo, serviranno circa 275 miliardi di euro all’anno, da qui al 2030, che per la sola Italia saranno pari (sempre secondo la Commissione) a circa 60 miliardi annuali. Conti che ad una prima analisi potrebbero anche sembrare veritieri, ma che secondo diversi critici sono in realtà stime abbondantemente al ribasso, anche (e nuovamente soprattutto) per l’Italia.



Le associazioni di settore contro la direttiva sulle case: “Frutto avvelenato dell’ideologia green”

Facendo un passo indietro e guardando all’antesignano della direttiva europea, i Conti pubblici continuano a scontare le ‘colpe’ del Superbonus, grazie al quale effettivamente circa il 4% delle case italiane sono diventate un po’ più green (tra isolamento termico, pompe di calore e infissi moderni): un 4% costato oltre 122 miliardi (anche se nuove stime parlando di almeno 219). È vero che in tal senso si devono considerare anche i ‘furbetti’ che hanno approfittato del Superbonus, ma al contempo le stime della Commissione non tengono conto delle inevitabili speculazioni edilizie che seguiranno l’entrata in vigore della norma sulle case green quando aumenterà esponenzialmente la richiesta di determinati materiali.



Chicco Testa (presidente di Assoambiente) parlando con La Verità ricorda che la più attendibile stima del Centro di ricerche di mercato parla di almeno 320 miliardi da spendere nei soli 4 anni tra il 2026 e il 2030. “Ho l’impressione”, spiega, “che ancora una volta Bruxelles sia caduta nel bisogno di fissare degli obiettivi e delle date inderogabili”; e mentre Giorgio Spaziani Testa (presidente di Confindustria) rilancia l’appello al governo a battersi, con il prossimo esecutivo europeo, affinché faccia stralciare la norma sull’efficientamento delle case, sottolinea che “questa direttiva è il frutto avvelenato di una legislatura europea obnubilata dall’ideologia green“.