Nella seconda puntata dell’inchiesta giornalistica di Libero Quotidiano, Iacometti oggi mette il mirino su quelle case che invece di pagare un canone comunque “ridicolo” di poche centinaia di euro, di affitto e pagamento proprio non se ne vede. Stando ai dati consultati sul portale Inps, scrive ancora Libero, «il 12% degli immobili è occupato senza titolo. Vuol dire che l’inquilino non ha alcun diritto di essere lì. Niente contratto, niente accordo, niente requisiti». C’è da chiedersi come possa allora continuare a usufruire di quegli alloggi e al momento una risposta vera non c’è: «per rientrare almeno in parte dei soldi persi l’Inps ha stabilito, almeno questo, che nessuno possa avere accesso all’acquisto agevolato dell’immobile (ci sono sconti sul prezzo che superano il 30%) senza essere in regola con i pagamenti».
Non solo, l’Inps per provare a rientrare del grosso problema burocratico ed economico ha chiesto almeno gli arretrati dell’ultimo lustro in base alle tariffe di mercato. A questo punto sono però sindacati e alcuni deputati del Pd (Roberto Morassut, Filippo Sensi e Emanuele Fiano) ad opporsi: «bisogna dare certezza a migliaia di persone che vivono in una condizione di estremo bisogno, di necessità, di fragilità perché il rischio è che quotidianità già precarie siano interrotte improvvisamente e traumaticamente da un atto burocratico che ti toglie la casa e ti getta in strada da un giorno all’altro, magari a 70 anni e passa, con una disabilità grave o una malattia da sopportare e da scontare», scrivono i dem nell’interrogazione firmata e presentata alla Camera.
IL CASO DEGLI IMMOBILI INPS A PREZZI STRACCIATI
Una vasta inchiesta a firma Sandro Iacometti e Francesco Specchia su “Libero” mette in evidenza un dato piuttosto sconosciuto fino ad oggi, ma presente da anni ormai nel vasto (e misterioso) mondo dell’Inps: l’ente pubblico possiede case, immobili, ville, residenze, box, cantine, rimesse, negozi, soffitte, terreni dal valore complessivo di 2,5 miliardi di euro. Sono in tutto quasi 27mila cespiti di proprietà tutti in mano all’Inps, con prezzi di affitti fuori mercato e in alcuni casi quasi del tutto “regalati” a persone raccomandate dallo stesso ente.
Le indagini della Corte dei Conti hanno scoperto come tali abitazioni “dell’Inps” hanno un rendimento lordo, al netto delle spese gestionali, praticamente irrisorio (lo 0,4% del costo totale). Il che significa che su quegli immobili lo Stato ci guadagna pochissimo, quasi nulla, ma per inerzia e incuria lascia a migliaia di “raccomandati” il beneficio di quei locali: «scorrendo la lunga lista delle abitazioni di proprietà dell’Inps si scopre che esse vengono messe a disposizione in cambio di un vero e proprio tozzo di pane», si legge su Libero appena sopra una prima parte del lungo elenco di immobili dislocati in tutta Italia.
MIGLIAIA DI CASE INPS ‘REGALATE’: ECCO PERCHÈ
Una casa in pieno centro di Roma, in via Luca Signorelli, attaccata all’Auditorium e dal museo Maxxi, «può arrivare a costare appena 1.400 euro l’anno di pigione. La stessa cifra è sufficiente per poter usufruire di un appartamento in Porta Romana, a Milano, non troppo distante dal centro storico», attacca ancora l’inchiesta di Libero sui dati della Corte dei Conti. Non si tratta di una mera “affittopoli” come tante se ne sono viste negli scorsi decenni, bensì di dipendenti pubblici (parenti-raccomandati-amici) che del tutto legalmente utilizzano il “regalo” dell’Inps. «Inefficienza, burocrazia e cattiva gestione», sono le possibili spiegazioni di decenni di gestione dell’istituto di previdenza che hanno portato alla situazione attuale. Il “giro” compiuto da Libero nel suo reportage mette a nudo spesso immobili in deperimento essendo inutilizzati o immobili concessi in locazione o in vendita a bassissimi costi del tutto fuori mercato in centro città di Milano, Napoli, Torino o Roma. Le ultime due gestioni – Tridico e Boeri – hanno migliorato lievemente la situazione riducendo alcuni “benefici”, ma di lavoro da fare ce n’è ancora e tanto. «Lo scopo della nostra inchiesta è benefico: indicare al dottor Tridico i gangli di inefficienza da potere eliminare e denunciare le ingiustizie che, specie di questi tempi, possono portare a una tensione che può mettere a dura prova la tenuta sociale del Paese», concludono i giornalisti di Libero.