Il caso è esploso nei giorni scorsi durante l’anniversario dell’uccisione di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia oltre che fratello compianto dell’attuale Presidente della Repubblica: il figlio di Andreotti, Stefano, ha scritto una lettera al Corriere della Sera lamentando le “omissioni” dei media, CorSera in testa, sulle testimonianze del pentito di mafia Francesco Marino Mannoia. In sostanza, dopo un articolo scritto da Gian Carlo Caselli (ex procurato capo di Palermo e Torino, ndr) il 6 gennaio scorso su Piersanti Mattarella, Stefano Andreotti lamenta che in un caso le dichiarazioni su Mannoia su Giulio Andreotti sono state rilanciate e prese in considerazione, nell’altro – ovvero riguardante i presunti rapporti tra i fratelli Bontade e Piersanti Mattarella – sono state omesse. Ebbene, in una breve lettera a Dagospia questa mattina è lo stesso Caselli a scagliarsi contro la tesi del figlio del “Divo Giulio”: «Il figlio del senatore Giulio Andreotti, Stefano, è intervenuto a sua volta con una lettera pubblicata dal “Corriere” l’8 gennaio, nella quale mi si addebita, in sostanza, di aver omesso di riportare alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia», scrive Caselli, puntualizzando come l’accusa di “omissione” sia del tutto infondata.
GIANCARLO CASELLI “REPLICA” AL FIGLIO DI ANDREOTTI
«In questa sede mi limito ad osservare (tralasciando ogni altra possibile considerazione) che nell’articolo pubblicatomi dal Corriere, come si può constatare dal testo che allego, di Francesco Marino Mannoia non si fa neppure il nome»; per Caselli l’evidenza, a differenza di quanto sostenuto da Stefano Andreotti, è che non via stato lo spazio materiale «anche solo ipotizzare – in tale contesto – una qualche omissione di sue dichiarazioni». Nella sua lettera al Corriere della Sera, il figlio di Andreotti invece sosteneva sostanzialmente il contrario in merito al ruolo e alle frasi di Mannoia: «affermazioni davvero infamanti anche della figura di Piersanti Mattarella, che “dopo aver intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate” ai quali non lesinava i favori successivamente “avrebbe mutato la propria linea di condotta”, dichiarazioni che chi ritiene veritiero quanto riferito su mio padre si guarda bene dal riportare nella loro interezza».