Lorenzo Casini, presidente della Lega A, vuole rilanciare il campionato nell’anno appena iniziato. Le novità non lo spaventano. “È tempo di proporre innovazioni al gioco: mi è piaciuto lo spunto di Buffon sulle dimensioni delle porte, un tema emerso già dieci anni fa. Dobbiamo sperimentare, per essere sia geografi, sia esploratori, per citare Antoine de Saint Exupery”, ha affermato in una intervista al Corriere della Sera. 



E sull’idea di Gabriele Gravina di riformare l’intero sistema: “Già alla fine del 2022 avevamo presentato un documento di proposte. Va ridotto il numero complessivo di squadre professionistiche, in particolare della Lega Pro. Limitare il dibattito a una Serie A con 20 o 18 squadre, se Premier e Liga sono a 20, è fuorviante”. Un tema sempre caldo è quello relativo all’arbitraggio, che di anno in anno subisce modifiche al regolamento. L’introduzione del VAR infatti è tuttora molto discussa. “Quando regna la cultura del sospetto nei confronti dei direttori di gara, ben venga ogni misura che può eliminarla. Così è stato per l’audio-Var, che abbiamo sostenuto con forza. Andrebbe sperimentato anche il challenge (il controllo a chiamata, ndr)”, ha sottolineato.



Casini (Lega A): “È tempo di innovazioni, Var con challenge un’idea”. Il progetto

Al di là dei possibili cambiamenti strutturali, ci sono però degli aspetti che non soddisfano Lorenzo Casini. “Il Governo e tutti i soggetti coinvolti devono impegnarsi a migliorare la situazione degli stadi. È incredibile che l’Italia sia così indietro sugli impianti sportivi, se si pensa che i primi anfiteatri sono nati nell’antica Roma”, ha sottolineato.

Anche la perdita dei benefici fiscali garantiti dal decreto crescita non è stata una buona notizia. “Nell’immediato, danneggia il sistema. Si riduce la competitività delle squadre sul mercato e soprattutto si produce il paradosso per cui il beneficio impatriati varrà per i redditi fino a 600 mila euro, con effetti opposti a quelli voluti con le modifiche di un anno fa, quando si stabilì che il bonus era applicabile solo per stipendi sopra il milione e per giocatori di almeno 20 anni. La soppressione è stata una scelta incomprensibile e temo demagogica: una moratoria di qualche anno era la via più logica e di maggior aiuto per vivai e giovani italiani, che all’improvviso avranno minori risorse e maggior concorrenza”, ha concluso.