L’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia italiana, Pier Ferdinando Casini invoca la patrimoniale. Intervenuto ai microfoni di Agorà, l’ex presidente della Camera ed oggi senatore del Gruppo Misto ha spiegato: «Sono d’accordo sul fatto che chi più ha, più deve dare: se mi chiedono di pagare una patrimoniale, io lo faccio e credo sia giusto». Casini, eletto con il Partito Democratico, ha dunque promosso la tassa della discordia per fare fronte alle difficoltà economiche causate dall’epidemia: «Ci ha di più, deve dare di più: si tratta di un criterio di giusta proporzionalità». E non è il primo ad aver parlato di patrimoniale, basti pensare alle parole del M5s Nicola Morra a Dire: «Ben venga anche un reddito universale di base che sia finanziato finanche da misure che colpiscono i ceti piu’ abbienti in funzione della progressivita’ fiscale. E se necessario si guardi anche a una patrimoniale».
CASINI INVOCA LA PATRIMONIALE, MENTRE DI MAIO…
E cosa ne pensa il Governo della tassa patrimoniale? Recentemente ne ha parlato il ministro del Sud Giuseppe Provenzano ai microfoni di Repubblica: «Ripeto, la parola d’ordine è: progressività. Quando sono nato io, nel 1982, l’aliquota più bassa era al 18 per cento e la più alta al 65. Oggi quella forbice si è ridotta e ha messo in ginocchio il ceto medio. Le formule per realizzare un fisco davvero progressivo possono essere inedite, ma l’obiettivo dev’essere chiaro: salvare il ceto medio. Sennò la polveriera esplode». Netto, invece, Luigi Di Maio in una intervista a Otto e mezzo: «Escludo assolutamente la patrimoniale per una semplice ragione: ai cittadini italiani ed al nostro popolo bisogna dare la soluzione e non chiedere la soluzione. Se tu aggredisci il patrimonio con una patrimoniale stai chiedendo a loro una soluzione, in questo momento dobbiamo dargli tranquillità, ringraziarli per il rispetto delle regole e punire chi non le sta rispettando».