Caso Alberto Genovese, c’è una nuova svolta: stando a quanto si apprende da fonti giornalistiche è stata da poco chiusa l’inchiesta della Procura di Milano a carico dell’imprenditore partenopeo, ma meneghino di adozione, che ora si avvia verso il processo. A suo carico, come noto, le accuse per le presunte violenze sessuali ai danni di due ragazze che avrebbe precedentemente stordito con della droga. I casi, come si ricorda, fanno riferimento alle violenze a carico di una 18enne il 10 ottobre scorso proprio a Milano, e consumatasi nell’attico di lusso Terrazza Sentimento dell’imprenditore attivo nel mercato del web, e quella del 10 luglio 2020 che avrebbe avuto luogo in quel di Ibiza, anche in questo caso con una ragazza in stato di incoscienza a causa di un mix di droghe.



Ora che la Procura lombarda ha finalmente chiuso le indagini e si va verso una quasi certa richiesta di processo ai danni di Genovese, quello che è stato certamente uno dei casi di cronaca più mediatici (e mediatizzati, con eccessi giornalistici che non hanno a volte avuto rispetto per la figura delle due ragazze coinvolte) si avvia a una conclusione. Di recente, come si ricorda, i legali dell’oramai ex imprenditore di successo avevano fatto richiesta al fine di ottenere gli arresti domiciliari per il loro assistito: richiesta negata da parte del gip di Milano, Tommaso Perna, che ha stabilito che Genovese dovesse restare in carcere e negando che la salute mentale del diretto interessato possa essere in pericolo dietro le sbarre.



CASO GENOVESE, CHIUSA L’INCHIESTA: L’IMPRENDITORE RISCHIA IL PROCESSO PER…

Infatti la perizia effettuata a seguito della richiesta degli avvocati di Genovese (in carcere a San Vittore oramai dal 6 novembre) aveva stabilito che la tossicodipendenza non era un motivo valido per chiedere i domiciliari. “Le sue condizioni di salute mentale non sono incompatibili con la detenzione” aveva stabilito il succitato gip basandosi sulla perizia depositata da Enrico Zanalda, direttore del Dipartimento Salute Mentale della Asl di Torino. Già in una precedente istanza i legali avevano chiesto che Genovese potesse essere trasferito in una clinica ad hoc, sottolineando pure come a loro dire potesse essere concreto il rischio di un suicidio in carcere dell’imprenditore ‘mago’ delle start-up digitali prima che il doppio caso di presunto stupro lo portasse sotto i riflettori.



Tutto è cambiato quel 13 ottobre con la denuncia di una ragazza appena maggiorenne che ha raccontato di essere stata drogata e violentata nell’abitazione di Genovese, dando la sua versione dei fatti su cosa era accaduto la sera prima nella Terrazza diventata poi tristemente nota. Da lì sono scattate le indagini della Procura che aveva disposto prima la perquisizione e poi il sequestro della suddetta Terrazza dove era andato in scena il party incriminato: ad aggravare poi la posizione dell’imprenditore originario del Napoletano anche le immagini delle telecamere installate in loco. Ora la chiusura delle indagini e il probabile processo che dovrà stabilire se sono fondate le accuse di sequestro, violenza, spaccio e lesioni a carico del fondatore del portale Facile.it.