A Live Non è la D’Urso si torna a parlare del caso Alberto Genovese con una nuova intervista esclusiva. In studio c’è un altro bodyguard presente alla festa presso la Terrazza Sentimento. Diego racconta nuovi dettagli: “sono stato a Terrazza Sentimento dalle ore 16.00 fino alle 2.30.  Al mio arrivo c’erano pochissime persone che ballavano, si stringevano e ballavano amichevolmente. Poi sono arrivate una 30ina di donne, uomini 7-8 al massimo”. Non solo, il bodyguard rivela la presenza dei tanto chiacchierati vassoi di cocaina: “vedo questo piatto con polveri bianche e mi sono reso conto subito dopo che era droga. Da soli andavano e…”. La D’Urso allora gli chiede “qual era il tuo ruolo?” con Diego che replica “io dovevo curare alle persone, ma anche a lui, magari se cadeva, si faceva male, magari chiudere la porta. Ho visto Genovese fino a mezzanotte, poi non l’ho visto più. Poi l’ho visto scendere, uscito con tante ragazze, scendeva e saliva”. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)



Caso Alberto Genovese, gli inquirenti: “Predatore seriale”, avvocato vittima:”Sta malissimo, crisi di panico”

Il caso Alberto Genovese approderà questa sera negli studi televisivi di “Live Non è la D’Urso”, dove saranno proposti ulteriori approfondimenti circa la vicenda di cronaca che ha coinvolto il fondatore di Facile.it (società alla quale l’imprenditore non è più legato in alcun modo sin dal 2014), accusato di avere drogato e violentato una ragazza di diciotto anni nel corso di una festa tenutasi nel suo grande appartamento, situato a pochi passi dal Duomo di Milano e denominato “Terrazza Sentimento”. Ad aggravare la posizione dell’uomo, inoltre, ci sarebbero le ulteriori testimonianze che starebbero arrivando contro di lui da parte di altre giovani, che avrebbero raccontato agli inquirenti di essere state pesantemente importunate da lui in occasione dei party andati in scena presso la sua abitazione e a inchiodarlo ci sarebbero le immagini filmate dalle telecamere di sicurezza installate nella sua camera.



CASO ALBERTO GENOVESE: PREDATORE SERIALE?

Il caso Alberto Genovese sta tenendo occupati gli inquirenti incaricati di indagare e fare luce sulla questione, tanto che, come riportato da Fanpage, fonti investigative definiscono l’imprenditore come un “predatore seriale”, soprattutto in caso di assunzione di cocaina, della quale ha egli stesso ammesso di fare uso. Intanto, la ragazza 18enne che ha sporto denuncia contro di lui sta attraversando un momento difficile della sua esistenza, come ha asserito il suo avvocato, Saverio Macrì, sulle colonne di “Libero”: “Sta malissimo, piange in continuazione, di notte vede forme che non esistono, ha crisi di panico. Adesso l’obiettivo è sempre quello fare il processo pubblico alla vittima anziché al carnefice. La verità è che lei è andata alla festa in modo assolutamente tranquillo, senza immaginare niente, perché a quelle feste non c’erano solo i vip di cui sono circolati ampiamente i nomi in questi giorni. C’erano anche pubblici ufficiali”. Fra di loro, secondo il legale della donna, vi erano anche alcuni rinomati notai.



CASO ALBERTO GENOVESE E IL BODYGUARD “SORDO”: “NON HO SENTITO NULLA”

Il mistero circa il caso Alberto Genovese si infittisce, arricchendosi di ulteriori particolari utili ai fini delle indagini. Nei giorni scorsi si è presentato di fronte alle telecamere e ai microfoni di Barbara D’Urso il bodyguard in servizio presso l’abitazione dell’imprenditore attualmente in carcere, il quale ha dichiarato di non avere sentito nessun rumore sospetto provenire dalla stanza da letto del suo datore di lavoro in occasione della presunta violenza ai danni della diciottenne, aggiungendo che se si fosse insospettito, di sicuro avrebbe fatto irruzione in camera. Il volume della musica, tuttavia, gli avrebbe impedito di udire qualsiasi altro suono. A questo punto, come accennavamo in precedenza, diventano determinanti i filmati registrati dalle telecamere private di Alberto Genovese, che conterrebbero anche le immagini dei rapporti sessuali consumati nella casa milanese. Secondo quanto emerso, Genovese avrebbe anche cercato di eliminare in fretta le registrazioni, poiché accortosi di essersi spinto troppo oltre, ma i file sarebbero rimasti nel cestino del computer e non sarebbero stati cancellati del tutto.