Anche i servizi segreti italiani coinvolti nel caso Almasri: il tribunale dei ministri di Roma ha chiesto dei documenti alle agenzie di sicurezza. A rivelare il retroscena è Il Fatto Quotidiano, secondo cui dietro questa iniziativa, che risale alle scorse settimane, potrebbe esserci l’intenzione di approfondire l’organizzazione del viaggio per il rimpatrio del generale libico.
In questo caso, le carte servono agli inquirenti per ricostruire cos’è successo da quando Almasri è stato arrestato su mandato della Corte penale internazionale e il ritorno a casa con un aereo di Stato dopo la sua scarcerazione, dovuta a vizi procedurali. Ma nelle scorse settimane sono stati chiesti altri documenti, come all’Aise.
Secondo Il Fatto Quotidiano, probabilmente il tribunale dei ministri vuole chiarire l’uso dell’aereo Falcon 900 a disposizione dei servizi segreti. Oltre a voler carpire informazioni sull’organizzazione del rimpatrio, il tribunale dei ministri potrebbe essere alla ricerca di chiarimenti sulle informazioni dei servizi segreti in merito all’arrivo del generale libico in Italia.
L’INDAGINE SUL CASO ALMASRI
L’indagine riguarda, appunto, il rimpatrio di Almasri ed è a carico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno) e del sottosegretario Alfredo Mantovano che ha la delega ai servizi segreti. Tutti sono indagati per peculato e favoreggiamento, Nordio anche per omissione di atti d’ufficio. L’inchiesta, aperta dalla procura di Roma, è passata poi al tribunale dei ministri.
Tutto è partito da un esposto, quindi per la procura l’apertura dell’inchiesta è stato un atto dovuto, ostile invece per il governo. Per il titolare del Viminale non è accaduto niente di diverso ad altri casi, con governi diversi. Comunque, il tribunale dei ministri ha tre mesi di tempo per l’indagine e al momento, stando a quanto riportato dal Fatto, non sono stati convocati gli indagati per un interrogatorio. Dunque, ad aprile sarà chiaro se scatterà l’archiviazione per l’inchiesta o se verrà trasmessa alla procura di Roma per l’autorizzazione a procedere.
I PRESUNTI LEGAMI CON LE MILIZIE ARMATE
Negli ultimi giorni sono emersi documenti esclusivi, frutto di un’inchiesta giornalistica a cui ha preso parte l’Espresso col consorzio Icij, da cui emergono i presunti legami del capo della polizia di Tripoli con le milizie armate. Queste carte riservate, frutto delle missioni militari europee, descrivono Almasri come il comandante di una milizia armata di matrice islamista.
Questa milizia sarebbe alleata con fazioni che hanno combattuto prima contro le forze di Gheddafi, poi contro i terroristi dell’Isis e le truppe del genere Haftar. Se nell’ordine di arresto internazionale, Almasri è incriminato come direttore della prigione più grande della Tripolitania con l’accusa di aver organizzato torture, pestaggi, trattamenti disumani e violenze sessuali e omicidi. Infine, i rapporti delle agenzie europee di controllo delle frontiere segnalano sospetti di complicità con gli scafisti.