In attesa del via libera dell’Ema, atteso per oggi, continua il braccio di ferro sulla rallentata distribuzione dei vaccini fra Unione Europea e AstraZeneca. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, con una lettera ha informato i leader europei che la Ue intende utilizzare l’articolo 122 del trattato sul funzionamento dell’Unione (Tfue) per garantire legalmente la fornitura contrattuale dei vaccini anti-Covid. La stessa Ue ha minacciato di negare l’autorizzazione all’export fuori dai confini dell’Unione delle dosi prodotte negli stabilimenti europei. Intanto, in Belgio, il sito produttivo responsabile dei problemi che penalizzano le consegne delle dosi è stato fatto oggetto di un’ispezione, i cui risultati saranno annunciati nei prossimi giorni. Infine la cancelliera Angela Merkel, nel giorno in cui in Germania è stato consigliato l’uso del vaccino AstraZeneca solo ai soggetti sotto i 65 anni, ha convocato il 1° febbraio le case farmaceutiche. Da parte sua, AstraZeneca si è impegnata a una “collaborazione più stretta per tracciare insieme un percorso”, ma al momento non s’intravvede una soluzione vicina. Per provare a far luce su queste tensioni, sulle possibili cause e sulle probabili conseguenze abbiamo parlato con l’epidemiologo Giulio Tarro, primario del Cardarelli di Napoli durante l’epidemia del colera.
Che idea si è fatto dello scontro tra Ue e AstraZeneca?
Senza pensar male, visto che sono stati chiusi prima i contratti con Pfizer e Moderna, AstraZeneca ha subìto alcuni ritardi nell’iter di approvazione, mentre in Gran Bretagna è già stata approvato e lo stanno già somministrando. C’è qualcosa che non quadra.
Perché l’approvazione del vaccino AstraZeneca va così per le lunghe? L’Ema ha chiesto ulteriori informazioni su qualità, efficacia e sicurezza: che cosa non convince?
Presumibilmente non c’erano abbastanza numeri per giustificare una sufficiente efficacia e soprattutto sicurezza. Del resto, come ben sappiamo, per preparare un vaccino ci vuole tanto tempo. Siccome però l’Oms, fin dall’inizio, aveva parlato di 18 mesi, è chiaro che le aziende produttrici hanno dovuto fare i conti con tempi ristretti. Non a caso sono stati siglati contratti, tra l’altro molto favorevoli alle società farmaceutiche, ben prima che fossero approvati i vaccini.
L’Ema ha chiesto informazioni non solo su sicurezza ed efficacia, ma anche sulla qualità, cioè su metodi di produzione e “ingredienti” del vaccino AstraZeneca. Che cosa significa in concreto?
È un po’ strana questa richiesta, perché il vaccino di AstraZeneca ha sostanzialmente la stessa piattaforma del vaccino russo, lo Sputnik V, che si basa sui vettori virali, nel caso russo due tipi di adenovirus umani non patogeni. Da noi non è in distribuzione, perché i russi non hanno ancora fatto richiesta, ma viene già somministrato in diversi paesi, dall’Argentina a Israele, mentre l’Ungheria lo ha approvato qualche giorno fa. E il vaccino AstraZeneca è sostanzialmente identico a quello italiano di ReiThera: AstraZeneca utilizza adenovirus di scimpanzé, ReiThera si basa su adenovirus di gorilla.
La Germania raccomanda la vaccinazione con il vaccino AstraZeneca, ma solo per le persone di età compresa tra 18 e 64 anni. Perché?
Perché il vaccino oltre quella soglia di età sarebbe meno efficiente. E il vaccino Pfizer è consigliato dai 16 anni in su.
Che intende dire?
C’è molta confusione, molto probabilmente perché a monte non c’è una normativa generale valida per tutti i candidati vaccini. Ogni vaccino viene approvato su misura. E sappiamo che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi…
Torniamo allo scontro Ue-AstraZeneca. È solo di natura giuridica, cioè si litiga sull’interpretazione dei contratti?
No, penso che ci siano anche altre motivazioni.
Perché i contratti sui vaccini con le società farmaceutiche non sono pubblici ma secretati?
Trovo che non sia affatto giusto che ci siano dei “segreti”, non capisco perché manchi la dovuta trasparenza.
È stato un errore delegare alla Commissione Ue la stipula dei contratti a nome di tutti gli Stati dell’Unione?
Se ci fosse una vera Unione Europea, non ci sarebbero problemi, ma sappiamo che non c’è una vera Unione, tant’è vero che la Germania non solo intende aprire contatti con Putin per lo Sputnik V, ma ha anche annunciato di voler acquistare in proprio altre 30 milioni di dosi del vaccino Pfizer.
Che cosa avrebbe dovuto fare l’Italia per non incorrere in questi problemi?
Avrebbe dovuto pagarlo di più. Penso che gli americani, intenzionati a vaccinare 100 milioni di cittadini in 100 giorni, abbiano fatto così.
Anche i vaccini sono soggetti alle regole di mercato?
Sostanzialmente sì.
Quindi Pfizer, AstraZeneca e Moderna possono fare quello che vogliono dei loro vaccini?
È proprio per questo che sarebbe stato importante a monte non stipulare contratti capestro.
Pfizer e AstraZeneca, a fronte di ingenti richieste, si sono giustificate adducendo problemi di produzione nei loro stabilimenti. Ma non potevano provvedervi prima sapendo in anticipo che sarebbero servite milioni di dosi?
Il problema è che i produttori non sapevano se avessero o meno ottenuto l’autorizzazione delle Agenzie del farmaco.
Questi ritardi nelle consegne rallentano la campagna vaccinale e rischiano di far slittare il raggiungimento dell’immunità di gregge?
Sicuramente. Anche perché bisogna tenere presente che adesso bisogna favorire la dose di richiamo ai soggetti a cui è già stata somministrata la prima inoculazione, altrimenti si rende inefficace la loro vaccinazione.
Dal punto di vista epidemiologico, come valuta questa fase della pandemia?
Guardiamo alla Cina: l’ultima dimissione è avvenuta a metà marzo 2020, perché hanno combattuto il virus, dopo un lockdown serratissimo, facendo lo screening a tutti i 10 milioni di abitanti di Wuhan, la città epicentro dell’epidemia.
Perché in Italia si registrano ancora tra i 400 e i 500 decessi al giorno?
L’Italia ha un tasso di letalità rispetto ai sintomatici del 6,5%, sette volte la media mondiale che è 0,5%. Non dipende solo dal fatto che abbiamo una popolazione anziana, c’è evidentemente qualcosa nel sistema sanitario che non funziona.
E la suddivisione in zone colorate funziona?
Sarebbe stato meglio adottare questo sistema all’inizio della pandemia, senza bloccare regioni che non avevano tanti casi, invece con quel lockdown abbiamo creato problemi economici inauditi.
Con l’avvicinarsi dell’estate andremo incontro a una mitigazione del virus?
Il Covid-19, come tutti i coronavirus, spopola con le basse temperature.
Fanno paura le varianti del virus?
Fortunatamente quella inglese e sudafricana no, mentre la variante brasiliana credo che sia ancora sub judice.
In che senso?
Il problema è che non abbiamo ancora dati sufficienti per sapere se i vaccini sono efficaci contro questa variante.
Potrebbe diventare anche più “cattiva” oltre che più contagiosa?
No, più letale non credo, perché non conviene al virus diventare troppo aggressivo, altrimenti non potrebbe convivere con l’organismo che invade.
(Marco Biscella)