È assai probabile che il “caso Balotelli” sarà uno dei primi in discussione presso la nuova commissione parlamentare straordinaria “per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”. Lo stadio di Verona è stato scena di un grave episodio di razzismo: nei confronti di un cittadino italiano che stava lavorando; di uno sportivo che ha militato anche nella squadra nazionale del suo Paese. La mobilitazione civile e istituzionale – anzitutto da parte del mondo del calcio – è stata doverosa e immediata: l’Hellas Verona ha decretato il bando del capo ultrà responsabile del gesto, mentre la Procura di Verona ha aperto un’indagine penale per discriminazione razziale.
Non siamo affatto certi, d’altra parte, che la “commissione Segre” vorrà prendere in esame un derivato giornalistico del “caso Balotelli”: il commento riservato da Michele Serra nella sua rubrica quotidiana su Repubblica. Titolo: “E vanno pure in chiesa” (correttamente minuscolo nel codice redazionale di un quotidiano laico come quello fondato da Eugenio Scalfari). Lead: “Per una città europea, nota e amata, bella e benestante, con alta qualità della vita, il fatto che un suo luogo pubblico sia deputato, da almeno vent’anni, ad ospitare adunate naziste, non è un problema”. Il resto dell’articolo, che conduce all’ultima riga – da cui il titolo – può essere omesso: è dello stesso tenore dell’inizio…
Dunque: a Verona sarebbero tutti razzisti – anzi: “nazisti”-, non solo un pugno di ultrà al Bentegodi. Ma ti puoi aspettare qualcosa di diverso da gente che “va a messa la domenica”? Serra cita naturalmente Hitler, lasciando nel non detto che il capoluogo scaligero è da anni saldamente amministrato dal centrodestra (alle ultime elezioni il sindaco Sboarina ha prevalso sulla candidata sostenuta dal leghista dissidente Flavio Tosi: il Pd non è neppure approdato al ballottaggio). E quando irride e compatisce i “borghesucci” scaligeri si trattiene chiaramente a stento, Serra, dal rammentare che Verona ha appena ospitato il Congresso mondiale delle famiglie, promosso dall’ex ministro leghista Lorenzo Fontana. Il passo è comunque brevissimo verso una cauda intrisa di un venenum molto particolare: il disprezzo per chi testimonia la sua fede cattolica partecipando alla messa.
Chissà se è hate speech intellettualmente squadrista o solo free speech politicamente corretto. Chissà se la commissione Segre – invocata a gran voce da Repubblica – ricomprenderà o no quest’articolo di Repubblica fra i “fenomeni di intolleranza e istigazione all’odio e alla violenza”.