Da anni i minorenni che vengono arrestati a Milano vengono portati in carcere a Torino perché decennali lavori di ristrutturazione hanno notevolmente ridotto la capienza del Beccaria. E così, da anni, magistrati, avvocati e genitori sono costretti a dispendiose trasferte in Piemonte per interrogare, visitare e assistere i giovani reclusi, la cui distanza dalle famiglie rende la carcerazione ancora più penosa. Il glorioso carcere minorile milanese è da anni afflitto anche da una cronica carenza di personale e dalla mancanza di un direttore a tempo pieno: si dice che forse verrà nominato tra alcuni mesi!



Nel desolante panorama delle carceri italiane (record dei suicidi nel 2022) quella del Beccaria è la situazione più penosa. Ed è la colpa più grave per chi ha responsabilità nel campo dell’amministrazione penitenziaria perché colpisce i più giovani.

Lo scopo del processo minorile è comprendere le ragioni per cui un ragazzo delinque e cercare di offrirgli un supporto prima che sia troppo tardi. Di norma vi sono a monte situazioni di disagio familiare o problemi di integrazione sociale. Viene quindi offerta al ragazzo un’adeguata assistenza: psicologi e assistenti sociali intervengono per sostenerli. Se il contesto familiare non garantisce, il ragazzo viene collocato in comunità. Lo si aiuta a completare gli studi o cercare un lavoro. Il carcere è solo l’estrema ratio. Se il ragazzo collabora, il processo non finisce con la condanna alla reclusione, ma con il proscioglimento per il buon esito della messa alla prova, un istituto che favorisce la rieducazione del giovane e il suo inserimento nel contesto sociale. Magari il ragazzo non ce la fa subito, scappa dalla comunità, ma poi ci ritorna e riprende il suo percorso. Così anche i ragazzi evasi nei giorni scorsi. Dove possono andare? Verranno ripresi o si costituiranno e ricominceranno il loro percorso. Prima in carcere e poi magari in comunità. Insomma è un buon lavoro quello previsto dal processo penale minorile e dalla organizzazione socioassistenziale che lo supporta. Ma bisogna dare a questo progetto i mezzi (uomini e strutture) per realizzare l’obiettivo finale: recuperare il ragazzo prima che sia troppo tardi, prima cioè che venga risucchiato in contesti di criminalità organizzata o prima che prevalgano disperazione o rassegnazione.



Investire sulle strutture di recupero e assistenza del disagio minorile vuol dire non solo avere uno sguardo positivo sul futuro dei giovani in difficoltà, ma costituisce anche la migliore forma di prevenzione sociale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Leggi anche

Ultime notizie/ Ultim’ora 17 novembre 2024, guerra Ucraina: missili Russia su Kiev, jet Polonia decollati