Cecilia Marogna, la consulente di Cagliari accusata dal Vaticano di appropriazione indebita aggravata nell’ambito dell’inchiesta sul caso del Cardinal Angelo Becciu vorrebbe tornare in libertà. La manager era stata arrestata lo scorso 13 ottobre con l’accusa di un presunto coinvolgimento nell’inchiesta sull’ex numero 2 della Segreteria di Stato. Oggi, come riferisce Corriere.it, si è svolta l’udienza a porte chiuse durante la quale era presente anche la 39enne ed in cui è stata discussa davanti alla quinta sezione penale d’Appello la richiesta di scarcerazione avanzata dalla sua difesa in attesa della fine del procedimento sulla sua estradizione. I giudici avranno cinque giorni di tempo per esprimersi ma nel frattempo la Procura milanese si è già espressa negativamente sulla scarcerazione della donna. Marogna dovrà rispondere delle accuse di peculato e appropriazione indebita nell’ambito dell’indagine sul cardinale Becciu. Secondo le accuse anche la consigliera avrebbe usato parte dei fondi dell’obolo di San Pietro per fini personali, per circa 500 mila euro che avrebbe dovuto impiegare per attività istituzionali.
CASO BECCIU, CECILIA MAROGNA CHIEDE LA SCARCERAZIONE: IL NO DELLA PROCURA
Cecilia Marogna ha sempre respinto le accuse presentandosi come “un’esperta di relazioni diplomatiche” capace di tutelare la Santa Sede in contesti di difficoltà e in grado di “costruire una rete di relazioni in Africa e Medio Oriente, di proteggere nunziature e missioni da rischi ambientali e cellule terroristiche”. La Corte aveva già provveduto dopo il suo arresto a convalidare la misura anche alla luce della “gravità dei reati” e della “modalità di realizzazione degli stessi (che denotano rilevante pericolosità sociale) ed il concreto pericolo di fuga”, come si legge nell’ordinanza ripresa anche dal quotidiano La Stampa. In merito alla richiesta di scarcerazione, rispetto alla quale la procura generale ha dato parere negativo anche ai domiciliari per la 39enne, i giudici della corte d’Appello presieduta da Franco Mattacchioni hanno garantito una decisione in tempi rapidi e comunque entro cinque giorni. Ad ogni modo, scrive Corriere.it, nel caso in cui la Corte dovesse decidere di estradare Marogna in Vaticano è comunque prevista un’ulteriore garanzia: la pronuncia dell’Appello milanese potrà essere impugnata davanti alla Cassazione con un ulteriore allungamento dei tempi anche di diversi mesi.