Fino alla giornata di ieri v’era il forte rischio che il Processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Santa Sede (per intendersi, il caso di acquisizione del Palazzo di Londra con imputati il cardinale Angelo Becciu e altri 9 tra laici ed ecclesiastici) potesse essere azzerato dopo sole due udienze. Sia l’accusa che la difesa, nelle singole rispettive richieste di procedimento, avanzano la possibilità di azzerare le udienze tenute finora e ricominciare da capo l’intero processo in Tribunale. Stamane però nell’udienza tenuta dal Presidente del Tribunale Pignatone è stato deciso di rinviare alla prossima udienza del 17 novembre.



I difensori dei 10 imputati eccepivano “l’omesso deposito degli atti” da parte dei Promotori di Giustizia (gli inquirenti del caso Becciu) e altre “carenze” nella fase istruttoria, come il mancato interrogatorio dei loro assistiti, chiedendo così la “nullità” del decreto di citazione a giudizio. Di contro, il promotore aggiunto Alessandro Diddi chiedeva invece «la restituzione degli atti all’Ufficio del Promotore di Giustizia per procedere al corretto interrogatorio di alcuni imputati». Pignatone ha invece deciso di prendere tempo e nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, annuncia Vatican News, ha spiegato l’andamento dei prossimi step: ha ordinato la parziale restituzione all’Ufficio del Promotore degli atti, limitatamente a una parte degli imputati e dei reati loro ascritti; ma ha anche obbligato il Promotore di Giustizia a depositare entro il 3 novembre tutta la documentazione mancante, a cominciare dalle registrazioni audio-video di monsignor Alberto Perlasca (considerato il testimone chiave dell’intero processo Becciu). Proprio da quelle registrazioni, spiegano i media vaticani, si chiede nel documento di chiarire la posizione e cioè «se sia imputato in questo o in altri procedimenti e per quali reati, onde poterne apprezzare la veste processuale in vista delle future attività istruttorie».



IL CAOS GIUDIZIARIO IN VATICANO

Secondo la difesa è inaccettabile il mancato deposito degli atti, dato che ha «impedito un corretto esercizio della difesa». Pignatone accoglie in parte le richieste della difesa degli imputati, scrivendo «non si comprende come la tutela della privacy possa essere messa a rischio dalla pubblicità, propria della sede dibattimentale, di atti (gli interrogatori) che per la loro natura non sono sottoposti a segreto oppure di dichiarazioni che lo stesso Promotore ha indicato come fonti di prova per motivare la richiesta di citazione a giudizio degli imputati». È stato però anche deciso di far restituire parzialmente gli atti al Promotore di Giustizia per alcuni imputati, tracciando una soluzione considerata dagli avvocati di entrambe le parti «salomonica» per effetti e conseguenze che avrà: il processo non si ferma, potranno però essere condotti nuovi interrogatori per completare al meglio la fase inquisitoria e procedere senza grossi intoppi con le udienze. L’avvocato del cardinale Becciu, Fabio Viglione ha dichiarato stamane a “Vatican News!: «Tutto quello che abbiamo eccepito ha trovato una risposta nel Tribunale che ha modificato anche un po’ il corso del processo». Giuseppe Pignatone ha infine rassicurato entrambe le parti: «Tutto quello che viene citato a livello giornalistico per noi è totalmente irrilevante. Da parte del Tribunale c’è la massima serenità. Conta solo quello che è agli atti del processo, soprattutto quando riusciremo ad averli nella loro completezza».

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