E se Bibbiano non fosse un caso isolato? E se l’inchiesta “Angeli e demoni” della Procura di Reggio Emilia avesse fatto emergere solo la classica punta dell’iceberg? È questa la tesi di Bibbiano e dintorni (Paesi Edizioni, 222 pagine, 18 euro), in libreria da giovedì 19 settembre. Casi di presunti illeciti negli allontanamenti dalle famiglie, del resto, stanno emergendo un po’ ovunque. E nella stessa Emilia-Romagna, mentre le indagini proseguono, aumenta anche il numero delle potenziali vittime: non sono più soltanto le dieci finite sotto inchiesta, perché il Tribunale dei minori di Bologna ha riaperto almeno altri 70 casi di figli sottratti ai genitori. I giudici, insomma, sospettano di essersi sbagliati molte altre volte.
Ma la loro iniziativa, come sottolinea il libro, solleva dubbi gravi. Perché si attivano soltanto ora, i magistrati minorili di Bologna? È evidente che si sono fidati (troppo) di assistenti sociali e psicologi: ma avevano condotto le dovute verifiche? Avevano trovato o no le prove dei presunti abusi, dei maltrattamenti, o dell’inadeguatezza dei genitori? Avevano ascoltato le famiglie? Insomma, come hanno condotto le istruttorie?
A porre queste e altre domande inquietanti, e finora senza risposta, è l’autore di Bibbiano e dintorni, Maurizio Tortorella. Ex inviato speciale e vicedirettore del settimanale Panorama, si è spesso occupato di giustizia minorile e ha già pubblicato un libro, Rapita dalla giustizia (Rizzoli), che racconta la storia vera di Angela Lucanto, una bimba milanese ingiustamente sottratta alla famiglia dai 6 ai 18 anni perché vittima di un incredibile errore giudiziario. Il libro la scorsa primavera ha ispirato la fiction Mediaset “L’amore strappato”, con Sabrina Ferilli.
Bibbiano e dintorni denuncia come vengano decisi i troppo frequenti allontanamenti e perché la giustizia minorile sbagli così spesso. Il libro denuncia anche che le istituzioni non hanno controllo sul sistema. Lo Stato non sa neppure quanti siano i bambini coinvolti. L’ultima (e unica) rilevazione risale al dicembre 2010, con 29.309 minori “accolti nei servizi residenziali familiari e socioeducativi, e da famiglie affidatarie”. Nel 2015 il Garante dell’infanzia ha fatto un sondaggio a campione su 231 Comuni, stimando che i minori affidati ai servizi sociali fossero molti di più: 457mila, 91mila dei quali “per maltrattamenti”.
Numeri corretti? Nessuno lo sa. È certo solo che decine di migliaia di vittime ogni anno vengono gettate in un pozzo di sofferenza, dove diventano un ricco business per qualcuno. Le rette delle case famiglia, si legge in Bibbiano e dintorni, vanno da 35 a 416 euro al giorno, per ogni bambino. I servizi sociali si appoggiano a società private e cooperative che offrono sostegno educativo, assistenza sanitaria e psicologica, trasporti, alimentazione…
Di certo, la maggioranza di assistenti sociali, terapeuti e operatori dell’accoglienza è in buona fede. Resta il fatto che il business in cui sono coinvolti è immenso: il libro stima valga almeno 4-5 miliardi di euro l’anno. Alfonso Bonafede, appena confermato ministro della Giustizia, vorrà fare luce su come vengono spesi?