Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, sarà costretto ad andare a processo nell’ambito dell’inchiesta, che si è appena conclusa, che lo vede imputato per i reati di concorso in “frode in pubbliche forniture” per il caso camici. Le indagini sulla fornitura di dispositivi di protezione individuale, tra cui 75mila camici, da consegnare in piena pandemia alla Regione Lombardia, si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per il governatore lombardo e per altre quattro persone coinvolte nell’affidamento della fornitura da oltre mezzo milione di euro a Dama, società al 90% detenuta da Andrea Dini, cognato dello stesso Fontana.



Secondo la Procura di Milano esisterebbe infatti un “accordo collusivo intervenuto” tra i due “con il quale si anteponevano all’interesse pubblico, l’interesse e la convenienza personali del Presidente di Regione Lombardia”. Alla base delle accuse rivolte al presidente della Regione Lombardia c’è dunque il conflitto di interesse in quanto Fontana “soggetto attuatore per l’emergenza Covid”. La fornitura, arrivata con soli 50mila camici poi “trasformati” in donazione”, venne risarcita da Fontana con un un bonifico di 250 mila euro da un conto in Svizzera, poi bloccato in quanto segnalato come movimento sospetto dalla Banca d’Italia.



CASO CAMICI, FONTANA SI DIFENDE

Il governatore Attilio Fontana ha sempre ammesso di aver agito nella totale correttezza del suo incarico, e attraverso i propri legali ha depositato documenti e memorie per difendersi. Gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, legali del governatore lombardo, hanno commentato la chiusura della indagini: “La notifica di oggi consentirà di assumere le iniziative previste dalla legge per dare un contributo di chiarezza allo sviluppo dei fatti che così come descritti non corrispondono al vissuto del Presidente”.

Fontana, in una nota, si è detto particolarmente amareggiato: “Sono molto amareggiato per le questioni di carattere morale e politico che emergono da questa vicenda e che rappresentano esattamente il contrario della verità. La verità è un’altra. Dimostrerò che quella teoria è completamente errata e che rappresenta il contrario della verità dei fatti”. Il governatore ha poi aggiunto: “E’ vero che ho favorito la donazione, ma in modo virtuoso, non perché fosse preordinato. Non c’é stata nessuna procedura preordinata da parte mia”.