Caso Carretta, il massacro di Parma nel documentario sul Nove
Sono passati quasi 33 anni dal caso Carretta, meglio conosciuto come il massacro di Parma, avvenuto il 4 agosto del 1989. A compiere il parricidio fu Ferdinando Carretta, all’epoca 27enne, il quale uccise nella casa di famiglia i genitori ed il fratello minore a colpi di pistola. Oggi Ferdinando alla soglia dei suoi 60 anni è un uomo libero. Il 9 maggio del 2015 il tribunale di sorveglianza di Bologna ha stabilito che Ferdinando Carretta poteva tornare in libertà. A ripercorrere l’intera vicenda sarà il documentario “Una famiglia scomparsa – Il caso Carretta” in onda nella prima serata di oggi 23 luglio 2022 sul Nove.
Poco più di trent’anni fa, proprio Ferdinando Carretta si rese il protagonista di uno dei casi di cronaca nera più efferati della storia criminale italiana. Tutto ebbe inizio il 4 agosto 1989 quando si persero le tracce di quattro persone appartenenti alla stessa famiglia: Giuseppe Carretta, contabile, la moglie Marta Chezzi ed i loro due figli, Ferdinando e Nicola, rispettivamente di 27 e 23 anni. Sul finire dell’estate di quell’anno esplose un vero e proprio mistero che tenne Parma e l’Italia intera con il fiato sospeso. Ferdinando Carretta aveva progettato l’intero delitto: recuperò la pistola Walther calibro 6.35 e con quell’arma uccise padre, madre e fratello minore. Poi sistemò i cadaveri nel bagno. Per giorni si occupò della pulizia della casa, quindi nascose i corpi dei familiari nella discarica di Viarolo dove non furono più trovati. Al fine di depistare le indagini, guidò il camper del padre fino a Milano per poi darsi alla fuga a Londra.
Caso Carretta: la fuga di Ferdinando a Londra
Il 19 novembre del 1989, il camper fu rinvenuto in un parcheggio dopo una telefonata alla trasmissione Chi l’ha visto che si occupò del caso Carretta. L’allora pm milanese, Antonio Di Pietro, avanzò l’ipotesi che la famiglia fosse morta ma nessuno gli credette. Tutti pensavano che fosse nei Caraibi. Dei Carretta da allora non vi furono più tracce ma solo false segnalazioni. Nel 1992 si chiusero le indagini, poi riaperte tre anni dopo in seguito ad un articolo del Resto del Carlino che sosteneva la presenza di Ferdinando Carretta in Venezuela. In realtà quest’ultimo viveva in Inghilterra all’oscuro di tutti, mantenendo il medesimo cognome ma usando il secondo nome.
Nove anni dopo, nel novembre del 1998, un agente del Metropolitan Police Service di Londra lo identificò casualmente durante una multa ed informò l’Interpol londinese che si mise in contatto con la polizia italiana. L’allora procuratore di Parma lo raggiunse a Londra e durante l’interrogatorio l’uomo sostenne di non avere contatti con la famiglia da appunto 9 anni. Pochi giorni dopo però, confessa tutto e lo farà proprio ai microfoni di Chi l’ha visto: “Ho impugnato quell’arma da fuoco e ho sparato ai miei genitori e a mio fratello”.
La confessione a Chi l’ha visto e l’arresto: oggi è libero
Dopo la confessione di Ferdinando Carretta ebbero inizio le ricerche dell’arma e dei corpi dei familiari ma senza successo. Il 15 aprile 1999 la Corte d’Assise di Parma riconobbe Ferdinando Carretta colpevole di triplice omicidio ma ritenuto incapace di intendere e volere al momento del fatto, sarà rinchiuso nell’Opg di Castiglione delle Stiviere.
Il suo ritorno in libertà è avvenuto quasi 10 anni fa, dopo aver ottenuto la semilibertà nel febbraio del 2004. Nel giugno del 2006 lasciò l’Opg di Castiglione delle Stiviere per entrare in una comunità di recupero a Forlì. Il 15 ottobre 2008 ha ottenuto l’eredità e la casa del massacro grazie a un accordo con le zie. L’appartamento decise poi di metterlo in vendita nel 2010. Il 9 maggio 2015 è tornato in libertà e adesso vivrebbe nella casa di Forlì acquistata con i soldi della vendita dell’appartamento dove nel 1989 fu commesso il massacro.