Si sta tenendo proprio in queste ore il processo contro il maresciallo dei Carabinieri Fabio Manganaro, nell’ambito del più ampio (e già concluso con una prima sentenza) caso riguardante l’omicidio del vice brigadiere dell’Arma Mario Cerciello Rega. Per l’omicidio sono stati condannati in primo grado, con processo in Cassazione già previsto per il 15 marzo, gli americani Christian Natale Hjorth e il suo amico Lee Elder, rispettivamente a 22 e 24 anni. Attorno a questa vicenda, però, fin da subito si è creato clamore attorno alla foto di Natale Hjorth bendato in caserma, dopo il fermo per il caso Cerciello Rega, proprio da Manganero, che ora in tribunale sta rispondendo dell’accusa di “misura di rigore non consentita dalla legge”.



Caso Cerciello Rega: il racconto di Manganaro sul fermo di Hjorth

In serata, insomma, si chiuderà questo processo “collaterale” al caso Cerciello Rega e si avranno notizie sull’eventuale sentenza che penderà su Manganaro per il fermo di Hjorth. Anche se il Maresciallo venisse condannato, però, questo non avrebbe esito alcuno sulla sentenza già emessa contro i due americani. Qualche mese in fa, in un altro processo, il carabiniere aveva già raccontato la sua versione.



“Natale era molto agitato già prima di essere trasferito dall’albergo alla caserma di via in Selci”, racconta Manganaro sul caso Cerciello Rega. “Era nervoso, faceva degli scatti anche prima di salire in auto. E anche all’arrivo in caserma ha continuato ad essere agitato”, racconta, “tentava di divincolarsi, si muoveva in maniera repentina avanti e indietro e, in quel momento, ho visto un foulard su un attaccapanni: ho chiesto a un collega di passarmelo e glielo ho apposto sugli occhi. Ho visto gente compiere gesti autolesionistici e volevo evitare che accadesse“. Secondo il militare, dopo il fermo per il caso Cerciello Rega, Hjorth sarebbe stato bendato massimo 10 minuti, ma lui avrebbe raccontato una storia ben diversa.



Hjorth: “Dissero che avevo i minuti contati”

Natale Hjorth, dal canto suo, aveva reso un racconto ben diverso del fermo dopo il caso Cerciello Rega. “Mi hanno tenuto con gli occhi bendati per 45 minuti, cercavo di capire cosa stesse succedendo, percepivo la presenza di molte persone attorno a me e qualcuno mi diceva ‘hai i minuti contati’. Nella nostra stanza dell’albergo, ci hanno fatto spogliare e fare flessioni nudi, ci hanno scattato foto. In macchina mi hanno messo una tovaglia in testa. Avevo paura, non sapevo dove mi stessero portando, e se provavo ad alzare la testa mi davano gomitate. In caserma mi hanno portato in una stanza, mi hanno tolto la tovaglia dalla testa e mi hanno buttato faccia a terra, mi hanno ammanettato e preso a ginocchiate. Poi mi hanno messo su una sedia e da dietro qualcuno mi ha bendato”.