Sono a un punto di svolta le indagini sulla morte di quattro bambini all’ospedale di Borgo Trento a causa del Citrobacter, il batterio killer che non ha lasciato scampo ai nascituri indifesi. I decessi di Nina, Alice e Tommaso, i nomi di alcune delle vittime, hanno aperto all’inchiesta che vede ora coinvolte sette persone tra medici e vertici della struttura che sono accusati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi. Secondo quanto riferito da TGR Veneto si tratta di Francesco Cobello, allora direttore generale, l’ex direttore sanitario Chiara Bovo, il direttore medico Giovanna Ghirlanda, il primario di pediatria Paolo Biban e altri quattro tra medici e professori.
Sarebbero quasi novanta i casi di infezione dal batterio registrati nella struttura di Borgo Trento, quel posto dove i piccoli si sarebbero dovuti sentire al sicuro e non andare invece incontro a una fine con atroci sofferenze. Angela Barbaglio, procuratrice di Verona, ai microfoni del telegiornale regionale ha dichiarato: “La commissione regionale aveva fatto accertamenti che noi abbiamo lasciato interpretare all’Istituto di medicina legale al professor Tagliaro. Quello che ora occorre fare è accertare i numerosi casi che si sono verificati e ricostruire poi l’accaduto in ogni singolo caso”. Tra gli indagati anche la professoressa Evelina Tacconelli, alla direzione di Malattie Infettive, la dottoressa Giuliana Lo Cascio, primario facente funzioni dell’unità operativa di Microbiologia e virologia e il dottor Stefano Tardivo, risk manager della struttura.
Caso Citrobacter, la vicenda iniziata nel 2018
Secondo le ricostruzioni fin qui appurate da parte degli inquirenti lo scandalo epidemico all’interno dell’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento non prese il via nel settembre 2020 come in molti avevano fatto notare. Il ciclo di infezioni aveva infatti preso il via già dal 2018, con una commissione di esperti nominata dalla Regione Veneto che aveva evidenziato “un focolaio epidemico che ha coinvolto 89 neonati”. Da lì lo scoppio dello scandalo e la chiusura del punto nascite, col batterio localizzato nei rubinetti dell’acqua e la sanificazione obbligatoria.
“La sanificazione effettuata durante questi mesi di stop forzato ha portato l’Ospedale della Donna e del Bambino a un livello tecnico e igienico di grande eccellenza” annunciarono tre mesi dopo i vertici, alla ripartenza del punto nascite di Borgo Trento. Nel periodo epidemico però diversi bambini si ammalarono e alcuni sono morti. Encefaliti e meningiti sono state le cause maggiori, chi è sopravvissuto porta con sé danni irreparabili al cervello. “Vogliamo verità e giustizia” urlano i genitori delle piccole vittime. “Occorrerà altro tempo, ma faremo chiarezza” ha assicurato la procuratrice Barbaglio.