Il giallo di Denise Pipitone al centro di Iceberg su TeleLombardia che ha raccolto l’appello di Piera Maggio di non spegnere i riflettori sul caso. L’ultimo avvistamento credibile risale a circa un mese dopo la sparizione della piccola siciliana, a Milano, da parte di una guardia giurata, Felice Grieco. Si riparte proprio da quell’avvistamento che in tutti questi anni ha contribuito a tenere viva la speranza. L’avvocato Frazzitta, in collegamento con la trasmissione, ha commentato: “In quel video ci abbiamo creduto un po’ tutti, sin da subito avevamo avuto l’idea che Denise non fosse stata soppressa, non ci sono mai stati indizi in tal senso”. Per questo, ha aggiunto, “Denise data in mano a un gruppo di rom poteva essere un modo per occultarla, nasconderla, per farle fare una vita diversa e farla allontanare definitivamente dalla mamma”. L’avvocato ha ribadito la somiglianza sconvolgente ed ha ammesso di non aver mai rimproverato nulla alla guardia giurata che vide la bimba, facendo tutto ciò che era nelle sue umane possibilità: “Non rimproveriamo nulla, forse dovremmo rimproverare il ritardo con cui la polizia è intervenuta”.
Grieco è intervenuto confermando che in seguito all’accadimento vi furono parecchie restrizioni alle guardie giurate “di attenersi solo ed esclusivamente al nostro lavoro”. L’allora ispettore di polizia, Celeste Bruno, ha invece fornito un’altra versione asserendo: “Non vi fu alcuna restrizione” ma “fu necessario un filtro ad essere più attenti a cosa segnalavano”. “Non ci fu nessun ritardo nell’intervento”, ha spiegato Bruno.
CASO DENISE PIPITONE: PARLA LA GUARDIA GIURATA
L’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, ha ricordato l’ampio lavoro di censimento che fu fatto in seguito a quella segnalazione a Milano. Ad intervenire è stato anche l’avvocato Taormina che ha detto la sua sul caso di Denise Pipitone: “Credo che sia molto difficile che si possa avere un risultato positivo in questa storia, del resto il collega segue da anni questa vicenda ma c’è stata una carenza di indagini. Credo sia doloroso da dire ma tutta la vicenda delle indagini in Sicilia lascia da tempo l’amaro in bocca per come sono state svolte e per l’esito giudiziario”, ha aggiunto. Grieco è tornato ai ricordi dei giorni successivi a quella segnalazione. “Il 19 consegnai il CD con i filmati, vennero sul posto. Poi basta… Mesi dopo si è tornati a parlare. Mi fu sequestrato cellulare, pc, ebbe un mandato di perquisizione in casa, forse pensavano nascondessi qualcosa”. Nei mesi successivi fu poi chiamato sui posti a identificare delle persone, direttamente nei campi rom. “Le ricerche si concentrarono sugli adulti ma non furono mai…”, ha aggiunto. “Davanti ai carabinieri sono stato minacciato da alcuni rom, mi dissero che mi avrebbero tagliato la testa”, ha proseguito. Un’attività che lo avrebbe coinvolto una decina di volte ma non ha mai avuto una somiglianza.
IL LEGAME CON I NOMADI
Ma come sarebbe potuto accadere un eventuale passaggio ai nomadi di Denise Pipitone? A rispondere è stato l’avvocato Frazzitta: “Alle 13.30 di quel giorno ci sono contatti con nomadi dell’est europeo con soggetti vicini alla storia, per cui che ci possa essere stato un contatto – ma parliamo di ipotesi – ci dà l’idea che potrebbe esserci stato un coinvolgimento”. Il processo è stato comunque indiziario. “Dal punto di vista della storia dopo il caso Cogne fu mediaticamente rilevante”, ha aggiunto, ed anche questo ha avuto una certa influenza “e non vi furono protocolli” seguiti in merito alla scomparsa di un bambino. Nel corso della trasmissione si è tornati anche sul caso della ragazza russa, Olesya che ha portato a far conoscere il caso in tutto il mondo. “Non avendo elementi agli atti che possano far pensare ad un omicidio, la bambina va cercata”, ha ribadito l’avvocato, quindi la sua immagine più è diffusiva e più facile sarà arrivare ad un possibile risultato, nonostante le difficoltà di arrivare ad una soluzione.