Importanti novità sul caso D’Onofrio. Il capo della Procura della Federcalcio, Giuseppe Chinè, ha notificato l’atto di chiusura indagini sulla vicenda del procuratore Aia, arrestato con accuse di narcotraffico. Come riportato dai colleghi del Corriere della Sera, le autorità hanno accertato “comportamenti disciplinarmente rilevanti” da parte del presidente dell’Associazione italiana arbitri Alfredo Trentalange. L’ex fischietto rischierebbe il deferimento.
Il prossimo 19 dicembre 2022 è in programma un consiglio federale, come confermato dal numero 1 della Figc Gabriele Gravina. Al punto 4 dell’ordine del giorno la dicitura “situazione Aia: provvedimenti conseguenti”. Trentalange deve fare i conti con accuse piuttosto pesanti: il capo degli arbitri è accusato di aver violato l’articolo 4 comma 1 del codice di giustizia sportivo, che prevede l’obbligo per i tesserati di comportarsi sempre secondo i principi di lealtà, probità e correttezza.
Caso d’Onofrio, Trentalange rischia deferimento
Secondo Chinè, Trentalange avrebbe violato l’articolo 4 comma 1 del codice di giustizia sportiva attraverso opere e omissioni. Per quanto concerne le omissioni, riporta il Corriere della Sera, Trentalange avrebbe omesso di assumere qualsiasi iniziativa “volta e finalizzata ad accertare i reali requisiti professionali e di moralità del signor Rosario D’Onofrio prima della proposta , fatta dallo stesso Trentalange e conseguente nomina da parte del Comitato Nazionale Aia (nel marzo 2021) a procuratore arbitrale dell’Aia… mentre il nominato era detenuto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Garbagnate Milanese”. Trentalange è inoltre accusato di non aver adottato modelli organizzativi idonei a “prevenire il compimento da parte del signor Rosario D’Onofrio, di atti contrari ai principi di lealtà correttezza e probità in ogni rapporto”. Un addebito che ha come logica conseguenza la ristrutturazione dell’organizzazione arbitrale. Per quanto riguarda le opere, Trentalange avrebbe comunicato e distribuito al Comitato nazionale Aia un falso, cioè le false dimissioni di D’Onofrio, che l’ex procuratore Aia non avrebbe mai redatto e firmato. Infine, l’aver reso “dichiarazioni non veridiche” nel corso del Consiglio Federale del 15 novembre.