GLI INTRECCI TRA I CASI EMANUELA ORLANDI E KATY SKERL

Tra le tante domande sospese sulla scomparsa di Emanuela Orlandi ve ne sono alcune che si intrecciano con l’omicidio di Katy Skerl, la 17enne trovata morta il 22 gennaio 1984 la cui bara è stata rubata, come scoperto due anni fa. Uno dei testimoni dell’epoca, cioè il proprietario del terreno di Grottaferrata dove fu abbandonato il corpo della ragazza, 40 anni dopo ha parlato ai microfoni del Corriere della Sera, fornendo una nuova ricostruzione della scena del crimine.



Cosa c’entra tutto ciò con Emanuela Orlandi e Mirella Gregori? Fu Marco Accetti, il fotografo romano a lungo indagato, ma poi prosciolto, per le due scomparse, a riferire alla procura che la bara dell’americana era stata portata via dal cimitero Verano. Lo si è scoperto poi sette anni dopo, ma comunque anche gli atti giudiziari confermano gli intrecci tra i casi.



Ad esempio, è emerso che la 17enne e Accetti si conoscevano. A tal proposito, il giornalista Fabrizio Peronaci ha riportato l’ipotesi di uno scenario inedito e al tempo stesso inquietane: Katy potrebbe aver collaborato ad “agganciare” coetanei in un piano di ricatti contro ambienti ecclesiastici e, quindi, l’omicidio sarebbe stato commesso per metterla a tacere.

PARLA IL PROPRIETARIO DEL TERRENO

Tralasciamo ipotesi e scenari per concentrarci sulle parole di Angelo Urbinelli, il proprietario del terreno dove fu trovato il cadavere di Katy Skerl. Ora ha 80 anni ed è un pensionato Alitalia che continua a coltivare la passione per la coltivazione, all’epoca suo nipote Stefano, un ragazzino, scambiò l’americana per uno spaventapasseri. Per caso si ritrovarono coinvolti in una vicenda da cui sono comunque estranei, “solo perché l’assassino decise di scaricare quella povera figlia nel nostro appezzamento“.



Quella storia ha turbato lui, il fratello e il nipote, che stavano lavorando al vigneto. Il nipote vide qualcosa di strano nella terra: “Qui c’è una pupazza“, disse al padre, prima di rendersi conto che in realtà era una ragazza. “Così venne fuori che ‘sta povera figlia l’avevano ammazzata… E che tra le dita aveva un ciuffo d’erba“, racconta il pensionato al Corriere.

Sono passati oltre quarant’anni, ma ci sono ancora due domande su cui si arrovella: “Qui Katy arrivò viva, non l’avevano ammazzata prima. Lo prova un ciuffo d’erba che aveva in mano, che lei aveva strappato mentre la trascinavano nel punto in cui fu finita“.

“KATY SKERL HA LOTTATO PER SOPRAVVIVERE”

La ricostruzione dell’omicidio di Katy Skerl, dunque, sarebbe un’altra: secondo il pensionato, la 17enne avrebbe capito di essere finita in trappola dopo essere salita in macchina con i suoi carnefici. L’ipotesi è che, quando capì cosa stava per succedere, potrebbe aver aperto lo sportello dell’auto per lanciarsi fuori e provare a darsi alla fuga, salvo poi essere raggiunta dagli assassini. “A quel punto la presero e trascinarono sul terriccio, mentre lei si attaccava disperatamente ai ciuffi d’erba, fino a condurla nella nostra proprietà, dove la uccisero“, ha aggiunto Urbinelli portando avanti la sua ricostruzione ipotetica.

Un’altra stranezza per l’80enne è che la famiglia di Katy Skerl si sia fatta viva dopo molto tempo: solo mesi dopo la mamma della 17enne andò da loro a parlare. “Mio fratello la rimproverò“. L’80enne si chiede quali colpe avesse quella ragazza per essere strangolata con un filo di ferro trovato sul posto e il cordone del borsone, schiacciata da un ginocchio sulla schiena che le ha rotto le costole e tolto il respiro. “Quali colpe aveva? Lei di certo nessuna, povera figlia“.