Mistero nel mistero, quando sono state aperte le due tombe situate nel Cimitero Teutonico a Roma e sono state trovate vuote. Grande soprattuto lo sconcerto di Pietro, fratello di Emanuela Orlandi, che dal tempo della scomparsa della giovane nel 1983 non ha mai cessato di tenere aperto l’interesse mediatico e giudiziario sul caso. E’ questo l’ultimo episodio una saga che ha visto aprirsi e chiudersi con un nulla di fatto infinite piste, nato da una lettera anonima inviata tempo fa alla famiglia Orlandi che diceva “Emanuela è sepolta là dove indica la statua dell’angelo con in mano un libro con la scritta ‘Requiescat in pace’”. Descrizione perfettamente corrispondente alla tomba della Principessa Sophie von Hohenlohe nel Cimitero Teutonico. Il Vaticano ha concesso senza esitazione la possibilità agli inquirenti di scoperchiare il sepolcro, ma dentro non c’era assolutamente nulla: non Emanuela Orlandi ma neanche la Principessa. Sotto al sepolcro poi è stata individuata una stanza con una struttura in cemento armato sicuramente non risalente all’epoca della tomba, il XIX secolo, ma molto più recente. Ma anche questo spazio risulta vuoto. Molta enfasi era stata data a questa operazione, tanto che il fratello di Emanuela, Pietro, aveva dichiarato che finalmente “per la prima volta il Vaticano aveva deciso di collaborare alle indagini”. “Non è così, non è esatto dire questa cosa” ci ha detto nel corso di una conversazione il vaticanista di Sky TG Stefano Maria Paci. “Il Vaticano in tutti questi anni ha sempre collaborato e nel caso in questione, ha permesso di scoperchiare anche la tomba vicina a quella della Principessa che non centra niente con quanto detto nella missiva anonima”. Piuttosto, ci ha detto ancora Paci, “il Vaticano si è reso conto dell’eccessivo clamore mediatico, spesso rivolto contro di esso, su ogni dichiarazione che viene fuori sul caso. Anche se convinto, come poi accade, che tutte queste piste siano assolutamente vane collabora immediatamente per non dare adito a dubbi”. Eppure spesso nel corso degli anni si è detto che il Vaticano pone ostacoli alle ricerche: “Non è vero neanche questo, è stato data tutta la collaborazione possibile nel corso degli anni, nonostante richieste bizzarre come quella di aprire gli archivi, senza neanche specificare quali archivi”.
GLI ATTACCHI A PAPA FRANCESCO
Si è arrivati a casi davvero di cattivo gusto, dice ancora Paci, “come quando è stato accusato papa Francesco quando, appena eletto pontefice, dopo la messa pontificale ha incontrato all’uscita Pietro Orlandi che gli ha detto che la sorella ‘era scomparsa’. Per una persona non di nazionalità e lingua italiana, dire ‘scomparso’ significa morto, ed è quello che il papa ha inteso rispondendogli ‘Emanuela è in cielo’. Da qui hanno creato un caso mediatico enorme arrivando pure a farci sopra un film (“La verità sta in cielo”, trasmesso nel 2017 su RaiTre, ndr)”. Si tratta insomma, dice il vaticanista, “di grandi montature mediatiche” e allora gli chiediamo se non è possibile che dietro a episodi come l’ultima lettera anonima non ci siano persone che vogliono proprio screditare la Chiesa: “Non saprei, certamente sono modi per tenere viva l’attenzione su piste che si rivelano inevitabilmente fasulle. Una grande montatura mediatica su un caso drammatico e sul dolore di una famiglia che è comprensibile. Ma tutto il resto non lo è”. Dopo l’apertura delle due tombe al Cimitero Teutonico, Pietro Orlandi ha detto che comunque continuerà a darsi da fare perché le indagini non si fermino mai: “Quando una persona perde un familiare senza avere risposte è chiaro che tenta tutte le piste, è comprensibile tenere viva l’attenzione mediatica e delle indagini. Credo che non tutto quello che dica sia però perfettamente giusto”.
(Paolo Vites)