Spuntano novità importanti sul caso Eni-Nigeria ma questa volta non dal tribunale di Milano, bensì dalla procura di Brescia che indaga sul lavoro svolto dai colleghi milanesi. Nell’ambito dell’indagine, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro sono accusati di rifiuto di atti d’ufficio per non aver depositato materiale probatorio nel processo sul caso Eni-Nigeria. Tra questo materiale ci sarebbero anche alcune mail inviate da Storari ai vertici dell’ufficio, in cui il pm parlava dell’inattendibilità di dell’ex manager Eni Vincenzo Armanna. Interrogato lo scorso maggio a Brescia, il magistrato avrebbe confermato che l’ex dirigente sarebbe stato dannoso per le indagini sul ‘falso complotto Eni’, di cui era titolare assieme all’aggiunto Laura Pedio.
Per il pm Storari, Armanna non solo sarebbe stato inattendibile ma avrebbe anche contribuito ad inquinare le indagini. L’inchiesta della procura di Brescia sarebbe nata, come rammenta RaiNews, proprio in seguito agli interrogatori del pubblico ministero Storari, indagato a Brescia per rivelazione del segreto di ufficio, in quanto, quando aveva affiancato l’aggiunto Pedio nelle indagini sul cosiddetto ‘depistaggio Eni’.
CASO ENI, PM STORARI “ARMANNA INQUINÒ INDAGINI”
Il pm Storari ha spiegato di aver inviato a De Pasquale e Spadaro materiale con il quale andava a dimostrare come Armanna avesse costruito prove false per “gettare fango” sui vertici del gruppo per poi ricattarli. Tale materiale non fu messo dai pm a disposizione delle difese e del Tribunale durante il processo sebbene secondo l’ipotesi conoscessero le false accuse. Tra le altre omissioni anche un messaggio inviato da Armanna a Isaak Eke, alto dirigente delle forze di polizia nigeriane in pensione ij cui l’ex manager di Eni gli chiedeva di restituirgli 50 mila dollari, versatigli per confermare le accuse che Armanna ha mosso ai danni di Eni sul caso del blocco petrolifero Opl245. Agli atti dell’inchiesta di Brescia ci sono le mail inviate da Storari ai vertici dell’ufficio, in particolare tra gli ultimi mesi del 2020 e l’inizio del 2021. In merito all’inattendibilità di Armanna si sono espressi anche i giudici del caso Eni-Nigeria nelle motivazioni della sentenza che ha assolto 15 imputati.