Il 4 maggio 1998, in Vaticano si tenne la cerimonia di insediamento del nuovo comandante della guardie svizzere, il 44enne Alois Estermann. Poche ore dopo, però, lui e la moglie, Gladys Meza Romero, verranno trovati da una vicina di casa che aveva sentito dei rumori, morti per alcuni colpi di pistola, vicini al corpo esanime del vice caporale Cedric Tornay. Per gli inquirenti non ci furono dubbi sulla colpevolezza della giovane guardia. Navarro Valls, portavoce del Papa, infatti, spiegò in conferenza stampa che “nei giorni precedenti [Tornay] si era lamentato con i commilitoni di non essere stato inserito nell’elenco delle guardie che avrebbero ricevuto un’onorificenza nel corso della cerimonia di giuramento delle nuove reclute, prevista per il giorno successivo”. Vicino ai corpi di Estermann, Romero e Tornay, inoltre, venne trovata solamente l’arma del ragazzo, con all’interno soltanto 1 pallottola delle 6 del caricatore, 2 usate contro Estermann, uno contro la moglie, uno a vuoto e l’ultima contro se stesso.
La madre di Cedric Tornay: “Estermann ucciso da un killer, lui ha provato a difenderlo”
Quello che portò alla morte di Esternamm, secondo gli inquirenti, fu un raptus di follia di Cedric Tornay, ma la madre, Muguette Baudat, non ci ha mai creduto e ha chiesto che il caso venga riaperto dal Vaticano. Parlando a Chi l’ha visto, ha spiegato che “la mia lotta non è sapere perché sono stati assassinati, ma è darmi una prova che sia stato Cedric a farlo. Era un ragazzo incredibile”, racconta in lacrime, “al quale ho avuto la possibilità di stare vicino per 22 anni, ed ancora oggi lo sento qui con me”.
La madre racconta che lei e Cedric Tornay erano sentiti il giorno prima dell’assassinio di Estermann, e “avevamo parlato della medaglia, che a lui non spettava. Nel ’97 averebbe dovuto prenderla, ma gli proposero il grado di vice caporale e lo accettò, rinunciando all’onorificenza. Mi disse che non lo riguardava, ma non era preoccupato“. Non verrà, però, mai vagliato nessun altro possibilemovente. “Quando l’ho visto nella bara”, ricorda ancora la madre di Cedric Tornay, “non aveva segni particolari, ma solo i denti davanti spezzati, per il contraccolpo della pistola”, e spiega che “la mia convinzione è che gli Estermann sono stati uccisi da un killer. Cedric era di turno al piano terra dello stesso stabile del loro appartamento. Sentendo dei rumori si sarà precipitato al piano di sopra, e lì ha ricevuto un colpo di karate in pieno volto, ha perso conoscenza ed è stato inscenato il suicidio. Per me è una vittima collaterale”.
Le incongruenze sul caso Estermann e la scena del crimine compromessa
Nessuno, nella notte della morte degli Estermann e di Cedric Tornay, sentì colpi di pistola, ma sulla scena non vi erano neppure silenziatori. Inoltre, da una perizia fatta fare dalla madre il foro di uscita del proiettile nel cranio della guardia sembrerebbe essere più piccolo rispetto a quello di un proiettile da 9mm, di cui era equipaggiata la pistola. “La scena del crimine è stata totalmente contaminata” spiega la legale della famiglia, Laura Sgrò, “ho contato circa una 20ina di persone. Ci sono tutta una serie di macchie che non si sa a chi appartengono”. Poi, anche l’orologio del ragazzo che era rotto, ma non si sa come sia successo visto che non vi sarebbe stata alcuna colluttazione.
Infine, la lettera, che Cedric Tornay avrebbe consegnato ad un commilitone per darla ai familiari, nella quale si lamentava della medaglia e spiegava il motivo del gesto estremo contro Estermann che avrebbe fatto. “Non doveva ricevere la medaglia, è falso”, spiega la madre, sottolineando che oltre ad avere una calligrafia diversa, nella lettera ci sono alcuni errori di scrittura (Chiesa e Papa minuscoli, oltre che altri grammaticali che un francofono non avrebbe commesso). “Non l’avrebbe mai scritto… Poi i saluti ‘gradi baci alla più grande mamma del mondo‘, sono in italiano, non in svizzero. E non è nemmeno francese. Poi ‘tuo figlio che ti ama‘, lui ha sempre firmato, sempre.. la persona che ha scritto la lettera aveva degli stralci, ma non una sua lettera”.