Presso lo studio dell’avvocato Luigi Liguori, difensore della 18enne che ha denunciato lo stupro subito dall’imprenditore Alberto Genovese, in carcere dallo scorso 7 novembre, proprio la giovane vittima ha parlato con Giuseppe Guastella per il Corriere della Sera, raccontando la sua verità. La ragazza ha raccontato sin dal principio l’incontro con Genovese, a partire da quella prima festa a giugno, su invito di un suo caro amico, a sua volta amico della fidanzata dell’imprenditore 43enne: “Siamo andati in cinque amici”, ha spiegato. Per la 18enne non c’era nulla di strano se non “l’eccesso di droga”. Dai suoi racconti emergono i famosi “piatti da cui tutti potevano prendere cocaina e cocaina rosa. In qualsiasi festa della notte a Milano la trovi, ma non così tanta”. Tra gli invitati tanta gente a lei conosciuta “del mondo della moda e della musica, età dai 20 ai 30 anni” e nessun pericolo in vista.



Tre in tutto le volte che la 18enne ha preso parte alle feste a Terrazza Sentimento fino all’ultima, quella dello scorso ottobre nella quale si è consumata la violenza. In merito alla terza volta, la giovane ha raccontato: “Io e una mia amica siamo arrivate alle 20,30. Eravamo indecise se andare o no perché nessuno dei nostri amici sapeva che c’era la festa e non eravamo amiche né del signor Genovese né del signor Leali. Poi sul tardi Leali scrive alla mia amica di venire ché là era figo e, visto che c’era un’altra festa alle 23, abbiamo deciso di passare”.



CASO GENOVESE: IL RACCONTO DELLA 18ENNE CHE HA DENUNCIATO LO STUPRO

Proprio alle 22.30 di quella sera, la 18enne e l’amica avevano deciso di lasciare la casa di Alberto Genovese, nel frattempo diventato – secondo i racconti dell’amica della vittima – troppo molesto nei loro confronti: “ci seguiva. Era come se ci stesse puntando”. Secondo il suo racconto, solo lei avrebbe preso qualcosa volontariamente: “La mia amica ha detto che dopo mi comportavo in modo molto strano. Era intorno alle 22, credo. Poi ho perso la memoria”. Nella stanza di Genovese non ha idea di come ci sia finita. La sua memoria torna dal momento in cui si è svegliata sul letto: “Poi hanno cominciato a sovrapporsi i ricordi, i dolori, le manette, lui che si comportava in modo violento e voleva ancora costringermi ad assumere droga. “Pippa”, diceva. Ho capito che ero in pericolo di morte e ho mandato messaggi alla mia amica con il telefonino”. Non sa spiegarsi come mai si è ritrovata accanto il suo cellulare ma ha compreso di essere in pericolo. Dopo essere riuscita ad andar via ha fermato in strada una Volante e raccontato della violenza. Nella sua borsa ha trovato un rotolo di banconote: “Qualcuno ha detto che ci siamo accordati per quel denaro. Non è vero. Poi le ha bruciate, ma questo l’ho saputo dopo”, ha spiegato.



18ENNE STUPRATA: DENUNCEREI ANCORA

La 18enne è rimasta sequestrata nella stanza per 20 ore di fila. Anche nel suo caso, ha ammesso la giovane, è stata dipinta come una poco di buono: “Hanno detto che sono una escort. Io non ho mai fatto niente del genere, non mi hanno mai offerto dei soldi per andare a queste feste. Erano feste normali, non erano orge. Tutto questo mi sta facendo soffrire molto perché non lo trovo giusto”, ha commentato. E se potesse tornare indietro denuncerebbe nuovamente: “Assolutamente sì. Non c’è soddisfazione maggiore per me di vedere quell’uomo a San Vittore per causa mia. Da quanto sta emergendo, ha fatto queste cose per anni a tantissime ragazze”. Rileggendo le carte delle indagini ha ammesso di aver provato tenerezza per se stessa e per l’accanimento eccessivo nei suoi confronti ed ha smentito le trattative in corso per un risarcimento. In vista di un possibile processo, la giovane ha ammesso di non sapere se sarà in aula: “Vorrei solo guardarlo in faccia per vedere come mi guarda”.