La Camera penale punta il dito contro la Procura e il Tribunale di Torino per dei presunti favoritismi temporali sul caso Juventus in virtù del suo “clamore mediatico”. La polemica, come ricostruisce La Stampa, è partita da una nota dell’associazione degli avvocati penalisti. “Non possono essere le eventuali aspettative dell’opinione pubblica a dettare l’agenda degli uffici giudiziari”, hanno scritto questi ultimi. Il riferimento è al provvedimento secondo cui tutte le richieste di rinvio a giudizio di indagati non sottoposti a misure cautelari in carcere in procedimenti pendenti nel capoluogo piemontese avrebbero dovuto attendere fino al 31 gennaio 2023 per ottenere la fissazione dell’udienza preliminare in virtù del calendario pieno.



Il 2 dicembre scorso, tuttavia, al provvedimento sono state inserite alcune deroghe, tra cui una che fa proprio al caso del club bianconero. Essa, infatti, fa riferimento alle società “quotate in borsa”. È per questo motivo che i penalisti ne sono certi: “La modifica è stata chiaramente fatta in ragione del noto procedimento contro i bianconeri”, dicono.



Caso Juventus, Camera penale vs Procura e Tribunale: cosa è successo

La Camera penale ha criticato aspramente il secondo decreto emesso dalla Procura e dal Tribunale di Torino, che oltre ad essere ritenuto ad hoc per il caso Juventus è anche stato definito “basato su criteri di priorità svincolati da qualsiasi norma di legge”. In tal senso, precisano, “solo il legislatore può indicare criteri prioritari nella trattazione degli affari penali e non può essere certo un organo politicamente irresponsabile a stabilire quali processi si possano o meno celebrare”.

C’è da dire, comunque, che gli avvocati penalisti erano stati contrari anche al primo dei due provvedimenti, sebbene il calendario sia realmente fitto. Il motivo è da ricondurre al fatto che “appariva scarsamente condivisibile atteso che la mancata celebrazione delle udienze preliminari fino al 31 gennaio non era accompagnata da un progetto di organizzazione che potesse poi favorire la celebrazione delle successive fasi dibattimentali.