Stando a quanto svelato nella giornata di ieri dal programma di Rai Uno, La Vita in Diretta, del dna maschile sarebbe stato trovato sul cordino che stringeva le buste che sono state tristemente rinvenute attorno al capo di Liliana Resinovich, la donna trovata senza vita a gennaio nei boschi vicino a Trieste. Ciò significherebbe che molto probabilmente qualcuno ha messo gli stessi sacchetti attorno alla testa della povera donna , e che Lilly non si sarebbe quindi suicidata. Sia chiaro, non è detto che l’uomo a cui appartiene il dna sia anche l’assassino, ma in ogni caso si tratta di una nuova pista che, secondo il programma del primo canale, gli inquirenti starebbero battendo.



Secondo la nota criminologa Anna Vagli, ospite spesso e volentieri nelle varie trasmissioni televisive “se una persona entra in contatto con un’altra o con un oggetto si verifica uno scambio – scrive la stessa per Fanpage – lascerà qualcosa e porterà su di sé qualcosa di quel contatto. Dunque, sulla scorta di quanto appena affermato, chi ha toccato quel cordino ha visto viva per l’ultima volta Liliana Resinovich”.



CASO LILLY, DNA MASCHILE SUI SACCHETTI: A CHI APPARTIENE?

A quel punto la domanda sorge spontanea: di chi è il Dna? Difficile ovviamente dare una risposta, ma in ogni caso secondo Anna Vagli, si tratta della “firma della persona che – con tutte le cautele del caso ed in attese di conferme – si è interfacciata con Liliana poco prima che perdesse la vita”.

Il prossimo passo degli inquirenti sarà quello di comparare il materiale genetico inequivocabile trovato sui sacchetti, con quello, molto probabilmente degli uomini che gravitavano attorno a Lilly nei giorni precedenti la sua scomparsa e la sua morte, e Anna Vagli a riguardo indica, come del resto facilmente intuibile “Sebastiano e Claudio”, riferendosi al marito di Liliana Resinovic, il signor Visentin, e a Claudio Sterpin, l’amico della vittima. Sono attesi aggiornamenti importanti nei prossimi giorni: che il caso sia finalmente vicino ad una svolta?