Nei prossimi giorni Governo e Parlamento dovranno usare molta lucidità per evitare che il nuovo Meccanismo europeo di stabilità (Mes), cioè il “Fondo salva-stati”, si trasformi in un “affossa Italia”. C’è un dilemma strategico. Da un lato, l’Italia dovrebbe porre il veto in sede di Consiglio europeo (tavolo intergovernativo) e/o il Parlamento nazionale bocciare il Mes perché contiene clausole suicide di cui una è plateale: possono accedere ai finanziamenti in caso di crisi di fiducia sul loro debito solo gli Stati che rispettano i parametri europei di stabilità o che sono in tendenza a farlo. L’Italia con un rapporto debito/Pil del 135% sarebbe fuori e dovrebbe gestire l’eventuale crisi con megatasse patrimoniali e prelievi forzati sui conti correnti delle famiglie. D’altro lato, se Roma rifiutasse il nuovo Mes, a cui ha dato con sorprendente dilettantismo consenso nel giugno scorso, segnalerebbe una debolezza che le toglierebbe la fiducia del mercato internazionale, fondamentale per i flussi di capitale di investimento, mentre, pur disordinata e declinante, è molto più solida di quanto appare. Inoltre, è interesse nazionale primario che l’Ue si muova verso una maggiore condivisione dei rischi e ciò richiede una funzione comunitaria di “prestatore di ultima istanza” – che se ci fosse porterebbe a zero lo spread e ridurrebbe il costo del debito – tipo il Mes.



Cos’è razionale fare? Capire i punti critici. Il più importante da cambiare, qualora non sia già stato fatto in extremis, riguarda la definizione preventiva delle nazioni che possono accedere al salvataggio del Mes. Se l’Italia ne fosse fuori, e ora lo sarebbe, allora il mercato sconterebbe un rischio di insolvenza che in realtà non c’è, massacrando l’economia. Il correttivo è lasciare che il Mes si attivi solo dietro richiesta di una nazione. Poiché l’Italia non ha problemi di solvibilità – se la Bce continua a sostenerne il debito – potrà evitare la condizionalità del Mes semplicemente non ricorrendovi. Se così, monitorando altri punti critici, l’Italia potrà firmare.



Chi scrive, poi, ha la sensazione, corroborata da alcuni specialisti, che il Mes sia solo uno strumento per salvare con soldi europei le grandi banche tedesche che, per la spazzatura non ripulita in bilancio, devono essere ricapitalizzate. In questo tema intravedo uno spazio negoziale per l’Italia. Ma resterà piccolo fino a che Roma non mostrerà di poter sovranamente ridurre il debito e incrementare la crescita.

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