Dopo gli attriti sulla manovra 2020 e il caso Ilva, anche sul Meccanismo europeo di stabilità (Mes) il governo vive giorni di fibrillazione. Ieri i deputati M5s della Commissione Finanze hanno invitato il premier Conte a convocare un vertice di maggioranza perché “sul Mes noi non siamo d’accordo. La discussione deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all’oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa del Mes”.



La risposta, dai toni piccati, di Palazzo Chigi, già irritato per “le notizie infondate e false diffuse dal senatore Matteo Salvini” (che ancora ieri ha chiesto a Conte di venire a riferire davanti alle Camere), non si è fatta attendere: “Innanzitutto, la revisione del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) non è stato ancora sottoscritto né dall’Italia né dagli altri Paesi e non c’è stato ancora nessun voto del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, o degli altri Capi di Stato e di governo europei sul pacchetto complessivo di questa riforma. In definitiva, nessuna firma né di giorno né di notte”. Il motivo è presto detto: “la sottoscrizione è calendarizzata per il prossimo mese di dicembre”. Non solo: proprio l’Italia ha invitato l’Eurogruppo “a proseguire i lavori su tutti gli elementi” di un “pacchetto globale”. Quanto a Salvini, chiude la nota, il fatto che “scopra solo adesso l’esistenza di questo negoziato è molto grave. Denota una imperdonabile trascuratezza per gli affari pubblici”. Per aiutare a fare un po’ di chiarezza su contenuti e tempi della riforma del Mes abbiamo interpellato Lorenzo Pace, professore di diritto dell’Unione Europea nell’Università del Molise.



Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è tornato sotto i riflettori in Italia perché si parla di una sua riforma peggiorativa per il nostro Paese. Innanzitutto, che cosa è e che cosa prevede il Mes?

Il Meccanismo europeo di stabilità (in inglese European Stability Mechanism – Esm) è il cosiddetto fondo salva-Stati, fondo istituito con un Trattato internazionale nel 2012. La funzione del fondo è quella di fornire liquidità agli Stati dell’Eurozona – cioè anche all’Italia – che lo chiedano quando si trovino in una situazione di crisi. Una simile situazione di crisi si può avere, ad esempio, quando, a causa della situazione economica finanziaria di un paese, nessun privato si fidi più di quello Stato e non gli fornisca i soldi di cui avrebbe necessità per ripagare il proprio debito pubblico.



Da cosa può essere determinata una simile situazione di crisi economico-finanziaria?

Una simile situazione di sfiducia si può determinare normalmente a causa della politica economica di uno Stato prolungata negli anni e che abbia avuto come risultato un debito pubblico particolarmente alto collegato a un deficit pubblico, cioè il debito prodotto da uno Stato in un anno, ugualmente alto. Purtroppo in questa situazione si trovano due paesi dell’Eurozona: Grecia e Italia.

Perché la riforma del Mes di cui si parla potrebbe essere peggiorativa per il nostro paese?

La riforma è potenzialmente peggiorativa per l’Italia in quanto essa prevede espressamente la possibilità per il Mes di chiedere una preliminare ristrutturazione del debito agli Stati con alto debito pubblico e che chiedano aiuto al fondo. In pratica la ristrutturazione del debito pubblico significa che chi ha acquistato con i propri risparmi titoli di debito pubblico si trovi, dopo la ristrutturazione, con una frazione dei suoi risparmi investiti. E qui è l’aspetto peggiorativo per l’Italia. L’Italia è uno Stato con alto debito pubblico e buona parte di tale debito pubblico è detenuto dalle famiglie italiane. In caso di ristrutturazione del debito sarebbero appunto le famiglie italiane a subire le conseguenze negative, perdendo buona parte dei propri risparmi. Ma in tutto questo non si dice una cosa importante.

Cosa intende?

È certo importante che l’Italia non metta la “testa nel cappio” di riforme che non sono nell’interesse del paese e dei suoi cittadini. Ma è anche necessario discutere come eliminare il rischio della ristrutturazione del debito, cioè in che modo l’Italia possa ridurre l’enorme debito pubblico che ha prodotto. E di questo non vi è discussione. A mio avviso, una soluzione a questo problema si avrà solo apportando modifiche alla Costituzione che garantiscano stabilità di legislatura al Governo. Quali siano tali modiche non sono competenza di un professore di diritto dell’Unione Europea.

A che punto è la riforma del Meccanismo europeo di stabilità?

La riforma è stata sviluppata dai ministri finanziari degli Stati dell’Eurozona nel contesto del tentativo di rendere l’Eurozona più stabile. Il 21 giugno scorso i Capi di Governo dei paesi dell’Eurozona hanno valutato positivamente l’attività di riforma svolta fino a quel momento. La tabella di marcia prevede ora che i Capi di Governo dell’Unione approvino queste modifiche nel prossimo incontro di metà dicembre.

Il M5s ha chiesto al presidente del Consiglio di convocare un vertice di maggioranza per aggiornare sull’evoluzione del Mes, perché la discussione sia più trasparente. Che ne pensa?

Il fatto che si sia acceso un “faro” su tale aspetto è di grande importanza istituzionale e democratica. Sono temi che, come già detto e sebbene abbiano una loro complessità tecnica, interessano i cittadini non solo dal punto di vista politico, ma anche in quanto investitori dei loro risparmi.

La riforma dell’Esm deve passare al vaglio dei Parlamenti? Ed è richiesta l’unanimità dei 19 Paesi dell’area euro?

Come anticipato, il Mes è stato istituito tramite un Trattato internazionale tra i paesi dell’Eurozona. Come tale, le modifiche del Trattato devono essere approvate all’unanimità dagli Stati partecipanti, cioè ogni Stato membro ha un potere di veto sulle modifiche. Approvate le modifiche al Trattato, a livello italiano l’articolo 80 della Costituzione impone che la ratifica del Trattato, cioè il recepimento del contenuto del Trattato nell’ordinamento giuridico italiano, avvenga tramite legge del Parlamento.

(Marco Biscella)