L’immagine era efficace e definitiva: soldi russi alla Lega. È il caso Metropol. L’inchiesta giornalistica Moscopoli decolla dopo la cena per Putin a Villa Madama. È il 4 luglio 2019 e Salvini e Di Maio sono vicepresidenti del Consiglio. La Lega ha ottenuto il 34,3% alle europee del 28 maggio e a Bruxelles sono preoccupati. O forse non più, perché Conte ha già scelto di appoggiare Ursula von der Leyen e di scaricare l’ingombrante alleato leghista. Dopo tre anni e mezzo di inchiesta, il 16 gennaio, lunedì scorso, la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione del fascicolo.
“Non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato alla trattativa, o comunque abbia fornito un contributo causale alla stessa” si legge negli stralci riportati sui giornali che hanno letto le carte. Non solo Salvini non è mai stato indagato, ma viene chiesta l’archiviazione anche per il leghista Gianluca Savoini, l’avvocato Gianluca Meranda e il broker Francesco Vannucci. Quel 18 ottobre 2018, erano tutti e tre nella hall dell’Hotel Metropol di Mosca a parlare anche di petrolio con tre interlocutori russi. Ora il gip dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione.
Giulio Centemero, deputato della Lega alla seconda legislatura, è anche il tesoriere del Carroccio. Al Sussidiario spiega che non è neppure necessario arrivare a sentenza di condanna, perché tre anni di indagini e di articoli su un caso come quello del Metropol producono danni reputazionali e finanziari che possono far chiudere un partito.
Onorevole Centemero, come accoglie la richiesta di archiviazione per il caso Metropol?
Ovviamente sono contento, vedremo poi come andrà a finire. Credo però che ci sia finalmente la possibilità di mettere fine ad anni di strumentalizzazioni alimentate a danno della Lega. Nel merito, posso solo ribadire quel che abbiamo sempre detto e ripetuto: non abbiamo mai cercato né ricevuto fondi dall’estero, tanto meno dalla Russia.
Secondo i pm Salvini sapeva dell’incontro al Metropol, ma non della tangente promessa. Qualcuno ha concluso che per questo anche la richiesta di archiviazione è significativa, perché è una conferma dell’affare. Cosa risponde?
Il Movimento e il suo segretario sono totalmente estranei.
Repubblica ha attribuito ai pm un virgolettato: Salvini “è verosimile che sapesse”. Poteva non sapere?
Sono le solite strumentalizzazioni, le solite sfumature, i soliti taglia e cuci che trasformano persone totalmente oneste in furfanti ad opera di alcune penne.
Dalla vicenda Metropol è stato dedotto un rapporto diretto tra Putin e Salvini. Cos’ha significato per il suo partito?
Tutto quello che si è scritto su questa vicenda ci è costato molto caro. Soprattutto sotto l’aspetto finanziario.
Perché?
Dopo la riforma del 2013 che ha abrogato il finanziamento pubblico diretto, i partiti si finanziano in due modi: o con le erogazioni liberali da parte di privati cittadini o aziende, con relativi limiti, oppure tramite il 2 per mille. C’è anche il tesseramento, ma è una forma di finanziamento residuale. Quando si va sotto i riflettori su temi come questi scatta subito la segnalazione dell’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia (Uif), che porta ad un irrigidimento di tutti gli strumenti bancari. Non si può più accedere a fidi, prestiti, noi abbiamo dovuto anche chiudere dei conti correnti perché alcune banche non ci accettavano più. Ed è difficile a quel punto aprirne di nuovi. E la vita quotidiana di un partito si complica.
Ad esempio?
Diventa difficile sostenere le spese per le campagne elettorali, l’attività di ricerca, la redazione dei programmi… Poi il rumore sul caso ha scoraggiato chi ci accordava la sua erogazione liberale e anche chi sceglieva di darci il 2 per mille, per paura che questo comportasse un’esposizione a controlli giudiziari.
Parliamo di un danno importante?
Molto rilevante. E lo dico dal punto di vista finanziario. A questo si accompagna ovviamente un danno reputazionale, che immagino si sia riflesso su una parte del consenso.
Adesso che cosa intendete fare?
Continuiamo ad andare avanti come sempre. Non mi aspetto che arrivino delle scuse, e francamente neppure mi interessa. L’importante è che ci lascino lavorare in serenità.
(Federico Ferraù)
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