Il 9 maggio rimane, per l’Italia politica e civile, la data del delitto più grave di tutta la sua storia repubblicana: l’assassinio di Aldo Moro ed il ritrovamento del suo corpo in via Caetani. Quel fatto ha cambiato per sempre la storia politica e sociale dell’Italia.
Recentemente, il Capo dello Stato Mattarella, davanti all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha chiesto un’iniziativa sul modello degli incontri del 1975 a Helsinki, ai tempi della Guerra fredda, per cercare di fermare la guerra in Ucraina. Mattarella ha ricordato il contributo decisivo di Aldo Moro, presidente del Consiglio dell’epoca: quella conferenza segnò un importante passo avanti nel frenare la guerra fredda e la logica dei blocchi.
La figura dello statista e dell’uomo politico, in questi ultimi anni, è tornata ad essere studiata e approfondita, non più ristretta dentro lo schema del “caso Moro”, che per molto tempo ha assorbito tutto l’interesse. Occorre “liberare” Moro “dal carcere brigatista, mettere sullo sfondo il dramma che ha accompagnato la sua fine e occuparsi di lui come politico – naturalmente – ma anche come intellettuale, come giurista, come cristiano, come uomo” (Renato Moro, storico e nipote dello statista).
Caso Moro
Rimane però altrettanto vero che il caso Moro debba continuare ad essere studiato, approfondito e chiarificato, proprio perché, essendo uno dei momenti più critici della storia politica della nostra nazione, “se non riusciamo ad arrivare alla verità sul caso Moro siamo davvero perduti” (Leonardo Sciascia).
È molto complicato documentarsi rispetto al caso Moro, vista l’enorme mole di informazioni che nel tempo si sono accumulate. Solo a livello parlamentare, del caso Moro si sono occupate le seguenti commissioni di inchiesta: le due commissioni Moro, le quattro commissioni Terrorismo e Stragi, la commissione sulla loggia massonica P2, la commissione Mitrokhin. Ad esse occorre poi aggiungere i cinque processi che hanno trattato il caso Moro. Esiste poi una vastissima produzione culturale su questo tema, che ogni anno si arricchisce di nuovi libri, film, serie tv, rappresentazioni teatrali, interventi e dibattiti pubblicati sui social: non è azzardato dire che, spesso, queste pubblicazioni peccano di “complottismo”, dietrologie esagerate, o viceversa, di mero conformismo culturale alla “vulgata” ancora corrente del memoriale Morucci, come ad esempio, una recente conferenza del professor Barbero, presente su YouTube, che ripete tutto il racconto così come è stato codificato dal memoriale Morucci, senza nessun accenno critico, anzi sottolineando che “ormai sappiamo tutto!”.
Perciò riteniamo utile fornire una piccola guida, non esaustiva, per approfondire questo tema, indicando gli strumenti più validi per avvicinarsi alla verità storica dei fatti.
Prima di tutto, segnaliamo il lavoro enorme svolto dall’on. Gero Grassi, pugliese, a cui si deve l’istituzione della seconda Commissione parlamentare per il caso Moro. Nel sito dell’on. Grassi sono raccolti tutti i documenti delle Commissioni parlamentari che si sono interessate del caso Moro, insieme a tutti gli articoli pubblicati in Italia su questa vicenda dal 1978 fino ad oggi. Purtroppo, l’archiviazione è molto semplice, ovvero l’elenco degli articoli compare per data di pubblicazione e quindi la ricerca di articoli pubblicati in passato non risulta agevole. Sempre nel sito, è possibile scaricare gratuitamente il libro pamphlet Aldo Moro: La Verità Negata – VIII Edizione, che raccoglie una sintesi delle conferenze che questo politico pugliese ha svolto e continua a svolgere in tutta Italia. Il tono apodittico con il quale vengono fatte molte affermazioni non aiuta una ricostruzione approfondita e ponderata della verità storica: ma va detto che questo tono “provocatorio” può risvegliare la coscienza civile e morale del lettore.
Ecco di seguito, i nostri suggerimenti.
1) Moro: il caso non è chiuso. La verità non detta, di M. A. Calabrò e Giuseppe Fioroni (Lindau, 2 ed., 2019). Descrive i risultati del lavoro della seconda commissione Moro, presieduta dall’on. Fioroni terminata nel 2017, per la fine anticipata della XVII legislatura. Tutto quello che la gente sapeva sul caso Moro, cioè sulla strage efferata della sua scorta in via Fani, la lunga prigionia dello statista democristiano e la sua sconvolgente morte, si basava in gran parte su una ricostruzione dei fatti frutto di un compromesso volto a formulare una “verità accettabile” sia per gli apparati dello Stato italiano, sia per gli stessi brigatisti. Tutto questo provocò un processo di rielaborazione, molto tortuoso ed ex post, su che cosa era veramente accaduto durante l’ “Operazione Fritz”, il nome in codice dell’ “operazione Moro”. Alcune verità emerse dalla nuova Commissione d’inchiesta Moro 2 sono sconcertanti, diversi “miti” viceversa sono stati smascherati. Quattro anni di lavoro, migliaia di documenti desecretati degli archivi dei servizi segreti italiani, nuove prove della Polizia scientifica e dei Ris dei Carabinieri hanno rivelato molti nuovi, sorprendenti elementi. È il libro da leggere per avere il quadro più equilibrato del caso Moro, senza prestarsi a fantasie, manipolazioni, congetture e illazioni. Nella nuova versione, il libro è arricchito da una appendice di “cronologia di alcuni fatti notevoli” che evidenzia alcune “coincidenze” almeno sospette e lega al caso Moro molti avvenimenti ad esso successivi.
2) Il Memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano, di Miguel Gotor (Einaudi, 2011) e Aldo Moro, Lettere dalla prigionia, a cura di Miguel Gotor (Einaudi, 2018): in questi due lavori, Miguel Gotor, con il metodo proprio dello storico, ma conservando un carattere divulgativo, studia e analizza tutti gli scritti di Aldo Moro nella cosiddetta prigione delle Brigate rosse.
Veniamo al Memoriale. Scritto e riscritto a mano dal prigioniero, fotocopiato e battuto a macchina dai brigatisti, il memoriale che Aldo Moro produsse durante il suo rapimento per rispondere agli interrogatori delle Br è stato al centro di una rete di delitti, ricatti, conflitti tra poteri legittimi e non, che ha coinvolto alcuni tra i protagonisti della storia repubblicana e molti dei suoi snodi più inquietanti: dal generale Dalla Chiesa ad Andreotti, da Gladio alla P2, dai servizi segreti alla banda della Magliana, dall’omicidio del giornalista Pecorelli ai brigatisti Moretti, Gallinari, Senzani e Fenzi. Lo stesso memoriale è incompleto, avvolto dal mistero: perché le Br non lo resero mai pubblico come invece avevano promesso? I dattiloscritti rinvenuti nel covo brigatista di via Monte Nevoso nell’autunno del 1978 furono censurati e da chi? Perché dovettero passare dodici anni prima che nel medesimo covo fosse scoperto un nascondiglio da cui emersero numerose fotocopie degli autografi di Moro? E dove è finito il manoscritto originale? E cosa vi era scritto? Miguel Gotor risponde a tali domande e dimostra che è possibile sottrarre le carte di Aldo Moro alle dietrologie e ai sospetti, per consegnarli al rigore del metodo storico.
Quanto alle Lettere, nei 55 giorni di prigionia Aldo Moro ne scrisse un centinaio, che sono pubblicate integralmente. Miguel Gotor riordina cronologicamente l’intero carteggio e ne offre un’edizione accurata che restituisce alla prigionia di Moro le sue parole più vere, il vertice delle quali è forse il seguente: “Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. […] Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo” (alla moglie Eleonora, detta Noretta).
3) Il puzzle Moro. Da testimonianze e documenti inglesi ed americani desecretati, la verità sull’assassinio del leader Dc, di Giovanni Fasanella (Chiare Lettere, 2018).
In questo libro risulta evidente che la vicenda Moro costituisce un caso internazionale per eccellenza. Tra gli anni Sessanta e Settanta la politica estera morotea, soprattutto quella mediterranea (Moro aveva ripreso, per certi versi, la politica di Enrico Mattei verso il Nord Africa), e il disgelo nella politica interna tra Dc e Pci vennero percepiti come un pericolo gravissimo per gli equilibri mondiali, ancora fermi a Yalta. L’Italia andava fermata. A tutti i costi. Sulla base di documenti desecretati a Londra e a Washington e delle acquisizioni della commissione d’inchiesta parlamentare sul caso Moro 2, Giovanni Fasanella intende dimostrare che una parte delle amministrazioni Usa, con gli inglesi e la complicità a vari livelli e in fasi successive di Francia, Germania e Unione Sovietica insieme con Cecoslovacchia e Bulgaria, avevano interessi convergenti a fermare Moro. Questo libro purtroppo non ha un indice dei nomi e risulta, in alcune affermazioni, troppo tranchant, ma aiuta a comprendere il quadro internazionale che ha fatto da contesto e ha pesantemente influenzato la vicenda del sequestro e dell’assassinio di Moro. “La cornice in cui leggere il caso Moro è senza dubbio quella di un paese che ha perso la Seconda guerra mondiale ma ha vinto il dopoguerra facendosi troppi nemici” (Miguel Gotor).
Dopo questi 44 anni, cosa sappiamo del caso Moro, quali ragionevoli conclusioni possiamo trarre? Risulta sempre più avvalorata la tesi che se certamente sono state le Brigate rosse a sequestrare e ad uccidere Aldo Moro, esse però non hanno fatto tutto da sole: molti, da componenti dei servizi segreti e degli apparati di sicurezza in Italia, ad apparati di intelligence di molte nazioni, occidentali ed orientali, hanno agevolato, favorito ed avallato quella operazione, bloccando i tentativi più concreti di trattativa per la sua liberazione che vennero fatti dal Papa Paolo VI e dai socialisti di Craxi. Come scrisse, un anno dopo via Caetani, Carlo Bo sul Corriere della Sera con profondo acume, fu un “delitto di abbandono”.
Anche nel caso delle Br, si può tristemente e tragicamente verificare che chi sceglie il terrorismo diventa un “utile idiota” nelle mani del potere, magari proprio di quel potere del quale si dichiara fierissimo nemico. “In tutta onestà, Adriana, a tanti anni di distanza, te la sentiresti di dire che la storia del caso Moro e delle Brigate Rosse si esaurisce nella tua storia personale, quindi nelle tue conoscenze?” “No. in tutta onestà, non posso dirlo. Non posso escludere che sia accaduto qualcosa sopra le nostre teste che non sappiamo” (Adriana Faranda, dal testo di Fasanella).
Memoria condivisa
Questi anni però non sono passati invano, anche da altri punti di vista. Finalmente nel 2018 è stato pubblicato un libro sui cinque agenti della scorta di via Fani, le prime vittime che per troppo tempo sono state trascurate se non del tutto dimenticate: Gli eroi di via Fani. I cinque agenti della scorta di Aldo Moro: chi erano e perché vivono ancora, di Filippo Boni (Longanesi, 2018). Nella prefazione a cura di Mario Calabresi si legge: “Quando chiuderete le pagine di questo libro potrete dire di conoscerli, quei cinque uomini cammineranno con voi e non potrete più dimenticarli. È questo il compito della memoria, restituire alla comunità il valore di una vita e la forza di un esempio”.
Infine, ci preme suggerire un ultimo libro: Un’azalea in via Fani. Da Piazza Fontana a oggi: terroristi, vittime, riscatto e riconciliazione, di Angelo Picariello (San Paolo, 2 ed. 2020). Il libro tratta del fenomeno più vasto del terrorismo in Italia, ma ha pagine inedite e profonde sul caso Moro. Picariello non tratta il fenomeno terrorismo in termini sociologici o politici, ma presenta i volti di tanti uomini e donne che hanno creduto di trovarvi una risposta autentica alle loro domande di giustizia e riscatto. Questi uomini e queste donne vengono descritti prima nel contesto in cui hanno maturato certe scelte e poi nei percorsi che li hanno portati ad allontanarsene: per alcuni soltanto nel riconoscimento della sconfitta della loro posizione nella storia, per altri nella scoperta della fede o nell’impegno nel volontariato. Il filo conduttore di questo libro viene fornito proprio dall’insegnamento di Aldo Moro e ci dice che la sconfitta della lotta armata – e l’antidoto perché non riaccada – è nella corretta attuazione dei valori della Costituzione più che nelle leggi speciali, nel perdono delle vittime più che nel desiderio di vendetta, nella ricerca della verità che porti a una memoria condivisa più che in nuove contrapposizioni ideologiche.
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